Si torna a parlare di corporate fundraising in un tempo in cui l’azienda, vissuta come partner, è risorsa vitale per il Terzo settore. Questa volta, Anna Fabbricotti lo fa partendo dal punto di vista dell’impresa raccontandone approcci e tendenze del futuro prossimo. Anna vi aspetta in aula, solo presenza, il 17 e 18 marzo con il collega Stefano Cerrato in un corso dedicato a firma Fundraising Academy.

Buona lettura.


Non molto tempo fa scrivevo di scenari cambiati dalla crisi finanziaria del 2008 e dalla pandemia poi. Ma non era che l’inizio. La guerra in Ucraina ha peggiorato il quadro, in un caos di crisi: quella energetica, quella sociale, sempre più grave, quella climatica, i cui effetti sono sempre più evidenti e drammatici, e tanta paura del futuro. Il momento è complesso, difficile, ma, senza falsi ottimismi, può essere la giusta spinta per cambiare in meglio. Lo credono in molti.

Lo pensano, ad esempio, molte aziende, molte PMI, che stanno sempre più concentrando le proprie risorse sui temi del welfare, del CSR e della sostenibilità. Secondo il “Rapporto Welfare Index PMI 2022”, l’87,5% delle imprese che investono sul welfare come leva strategica del proprio business generano un importante e significativo impatto sociale sui propri stakeholder. Che sono certamente i lavoratori e le loro famiglie, i clienti, i fornitori ma anche le comunità di riferimento. Oggi, sempre più spesso, soprattutto quel non profit che delle comunità e delle aree di maggior disagio è il primo interfaccia.

Nessun “buonismo”:

secondo il Rapporto, dalla correlazione degli indici di welfare su bilanci di circa 2600 imprese tra il 2019 e il 2021, è emerso che l’utile sul fatturato per loro sia raddoppiato, rispetto alle aziende con un welfare di base. I consumatori premiano le imprese che si impegnano.

Per il Terzo Settore, per il mondo del non profit, è un’ottima notizia: è un nuovo attore, finalmente, davvero, sulla scena sociale, più snello e con un grande know out. Con cui fare partnership e progetti. Ma ci chiama definitivamente ad un cambio di passo, necessario anche per noi. Senza più scuse e pregiudizi. Perché si possa lavorare insieme servono professionalità, competenze, che non devono essere uguali, ma complementari tra loro. Dobbiamo imparare a dare al nostro impegno la capacità di produrre un impatto reale, concreto, tangibile. Dobbiamo imparare a presentare, a fare proposte, fare strategie, ad immaginare e creare partnership efficaci.

Il mondo delle imprese è abituato a ragionare sui dati? I nostri dati sono i contesti di fragilità e di crisi che noi conosciamo e che dobbiamo saper raccontare bene. È abituato ai numeri? I nostri budget, quei costi che molto spesso sono già portatori di efficacia altissima, quando scritti e presentati bene. Chiede sempre indicatori di impatto e risultati concreti? Il nostro impatto si misura sui beneficiari, sui luoghi della nostra azione e i risultati ci sono: dobbiamo imparare a mostrarglieli. È su questa complementarità che possiamo insieme, costruire un nuovo welfare.

È il momento… lasciatemi dire una cosa che è già così per molti ma ancora viene vista provocatoria, sbagliata, parlando del non profit: è il momento di diventare “professionisti del non profit”! 

Per questo, con Stefano Cerrato, amico e collega, abbiamo pensato ad un corso sul corporate fundraising nuovo, diverso: un laboratorio intenso e interattivo, dove allenarti e acquisire competenze, lavorando sui tuoi obiettivi.

(photo credits: © <a href=’https://it.123rf.com/profile_inspirestock’>inspirestock</a>, <a href=’https://www.123rf.com/free-images/’>123RF Free Images</a>)

***

Condividi su: