IMG_0656Nella formazione al fundraising, quando mi trovo a lavorare in gruppi allargati oppure ho a che fare con un progetto di raccolta fondi nuovo o da riorganizzare, parte della mia attività sta nello stimolare il team al pensiero e al confronto in modo tale che ogni aspetto dell’attività possa emergere dallo sfondo per poi analizzarla sotto i diversi punti di vista.

Mi capita ormai di sovente che, dopo qualche anno di lavoro all’interno e al fianco delle organizzazioni, riesca a cogliere con una certa semplicità le sfumature di cui è composta un’idea. Allo stesso tempo, riesco a intuire sempre con una certa facilità se un progetto è fattibile o no, come prevenire o arginarne eventuali criticità. Per finire, l’esperienza mi ha permesso di affinare la sensibilità circa la distintività di un’attività.

L’esperienza aiuta, ovvio. L’efficacia dei risultati non è vera sempre, naturalmente, ma lo è nella maggior parte dei casi se si basa sulla dimensione della verifica e della rimodulazione dell’expertise acquisita, nelle sue dimensioni sia di successo che di insuccesso.

Così, nel momento in cui analizzo un progetto o l’assessment di un’identità, se sono sola difficilmente perdo di vista le diverse sfumature perché in fondo le ho metabolizzate. Nel gruppo di lavoro o in una fase di startup, ho invece chiara la consapevolezza che sia necessario prendere confidenza e poi introiettare una modalità di lavoro che permetta di ottenere il massimo dei risultati riducendo al minimo il rischio derivante dalle debolezze.

Il Business Model descrive la logica con la quale un’organizzazione crea, distribuisce e cattura valore. (A.O.)

Con queste parole, Alexander Osterwalder sintetizza gli obiettivi del modello di business più noto con il nome di Business Model Canvas (vai al portale italiano). Attraverso questo modello, si apprendono i diversi elementi che concorrono al funzionamento di un’impresa o di un progetto in modo semplice ed estremamente intuitivo. Il Canvas si basa su un linguaggio visuale rapido da apprendere e accessibile al di là dell’estrazione professionale, fatto che permette l’interazione tra le persone coinvolte e ne rappresenta anche il grande vantaggio comunicativo.

business model canvas v4aTuttavia, le applicazioni al fundraising del BMC, nella sua formula classica (nella foto qui accanto, fonte) e nella sua declinazione BMC+ con la valorizzazione dei costi e benefici sociali, risultano piuttosto complessa e difficilmente declinabile. Allo stesso tempo, l’estrema flessibilità dello strumento e la sua peculiarità nel riadattamento secondo necessità lo rendono estremamente fruibile.

Per questo motivo,

ho messo a punto un personale modello di business applicato al Fundraising in chiave rigorosamente marketing che tiene conto di tutti gli aspetti che concorrono alla stesura di un piano di raccolta fondi.

Ho testato questo nuovo modello di progettazione con gli studenti Summer School del Master Memis dell’Università di Roma Tor Vergata su invito di Human Foundation lo scorso luglio nella bella Ascoli Piceno. La restituzione sul lavoro di gruppo è stata molto positiva e questo mi conforta circa la bontà del paradigma e dei risultati derivanti dall’applicazione.

Con il Fundraising Canvas è possibile riflettere e tenere sotto controllo tutti gli elementi che concorrono a favorire il successo o meno di un’iniziativa: individuazione della buona causa e degli obiettivi di progetto; analisi del bisogno; stesura della strategia e degli strumenti; mappatura degli stakeholder; piano degli investimenti e dei possibili ritorni.

E proprio il Fundraising Canvas sarà l’output di progetto su cui i partecipanti di Startup Fundraising si concentreranno nell’ultima giornata di corso, quella del 25 novembre.

COSA FAREMO IN AULA?

L’originalità della proposta formativa di Startup Fundraising è presto detta: verte sul trasferimento di competenze dei diversi aspetti della raccolta fondi a partire dall’analisi e la stesura di un progetto su cui gli studenti, suddivisi in gruppi fin dal primo modulo, si focalizzeranno. Nel corso delle giornate, le informazioni ricevute verranno elaborate e metabolizzate dai gruppi andando a costituire, in ultimo, gli elementi da visualizzare su di un unico framework finale, il Canvas Fundraising appunto, che contemplerà tutte le fasi del processo di raccolta fondi integrato: obiettivi, strategie, strumenti, fabbisogno e ritorni.

L’idea di Startup Fundraising è quindi quella di un corso molto operativo perché l’esperienza in aula e il confronto con gli studenti negli anni mi ha più volte confermato la necessità di uscire da un corso sapendo fare.

Quindi, bene la teoria ma la pratica è condizione necessaria! Ti aspetto in aula, ne vale la pena. Giuro! :)

Vuoi farti un’idea? Guarda il video dell’esperienza ad Ascoli Piceno:

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Startup Fundraising è il corso intensivo al fundraising integrato. La seconda edizione ti aspetta a Milano dal 27 ottobre. Scopri il programma o iscriviti ora.

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