11 Marzo 2018

AAA… High Value Donor Cercasi. Lavoriamoci su

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Il grande donatore permette alle nostre organizzazioni di fare affidamento su sostegni importanti e continuativi. Tuttavia, questa figura è accompagnata da pregiudizi, non sempre del tutto veri, che vanno circoscritti e arginati sennò difficilmente riusciremmo a scorgere l’alto potenziale che vi si annida.

In tema di numeri, puoi leggere, ad esempio, un utile articolo su Vita.it o scaricare la seconda ricerca a firma Blasi/Li Perni sui grandi donatori rintracciabile su SlideShare a questo link, datata gennaio 2018, oppure cliccare qui ricercagrandidonatoriinitalia-liperniblasi2017-180128124931 (l’ho scaricata per te! Leggila accuratamente, ti servirà).

Liberarsi dai pregiudizi è piuttosto semplice e va fatto. Anna Fabbricotti, consulente e formatore specializzata nell’individuazione e gestione dei major donors, ci insegna come in questo post e ci dà alcuni utili consigli sul come noi e i nostri organi direttivi dovremmo porci per cominciare a lavorarci su.

Buona lettura.

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I major donors, o grandi donatori, e gli high value donors, o donatori dall’alto potenziale, sono la punta più in alto nella piramide delle donazioni. Per ogni organizzazione rappresentano un sogno, un obiettivo da perseguire con tenacia ma, purtroppo, difficile da raggiungere perché è difficile trovarli. Succede poi che quando abbiamo la fortuna di incontrarli, sbagliamo a curarli e tenerli legati a noi.

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PIRAMIDE DEL DONATORE
(suddivisione indicativa e semplificata dei segmenti del donatore)
rielaborazione di Elena Zanella

Piramide donatore di Elena Zanella

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PRIMA QUESTIONE: come trovarli? Esistono alcune interessanti ricerche che ci dicono come e perché donano, ma non chi sono. Dunque, dove sono?

Per rispondere,

la buona notizia è che non dobbiamo necessariamente andare lontano a cercarli. Sono, fanno parte, delle nostre comunità. Sono tra noi.

La cattiva notizia invece, è che spesso partiamo dal punto sbagliato: pensando ad un potenziale major, tendiamo a guardare solo ed esclusivamente la sua ipotetica o evidente ricchezza: “E’ ricco, quindi può donare…”.

Niente di più sbagliato e superficiale. Per due motivi:

  1. Il primo, è che il nostro major è prima di qualunque altra cosa, una persona molto interessata alla nostra buona causa. Qualcuno che crede in noi. Ed è, spesso, qualcuno che vi conosce, o che voi conoscete già.
  2. Secondo, la ricchezza, in Italia, per cultura, per paura, per abitudine o stato sociale, è tenuta nascosta, low profile: non è detto che quella persona vestita sciatta, con una vecchia auto, che dona 5€ al tuo banchetto, non sia una miliardaria!

Due ottimi motivi (non credete?), per cercare i nostri major con un po’ più di attenzione, e meno pregiudizi!

SECONDA QUESTIONE: la cura e la fidelizzazione. Dobbiamo imparare a “coltivarlo”, il nostro major, dobbiamo saper costruire una relazione, ottenere la sua fiducia. E gestirlo nel tempo.

Gestire un major donor sembra un lavoro apparentemente semplice ma richiede tuttavia molta attenzione, cura, capacità e professionalità.

Un lavoro che deve coinvolgere anche il board dell’organizzazione, a partire dalla o dal presidente, e a volte l’intera organizzazione, volontari compresi.

Un impegno articolato che però vale la pena avviare, se vogliamo far crescere la nostra organizzazione. Buon lavoro.

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Anna Fabbricotti

Guest post. Txs to Anna Fabbricotti.

Da molti anni collaboro e supporto piccole e medie organizzazioni nello start up della raccolta fondi e lavoro con Ong ed Enti Pubblici e privati per la realizzazione di progetti sociali, collaborando spesso direttamente con lo staff, e realizzando eventi e importanti iniziative. Attualmente sto seguendo la Dianova Onlus, organizzazione internazionale di lotta alle dipendenze, e sto aiutando diverse organizzazioni ad avviare o incrementare la propria raccolta fondi sul territorio italiano.

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