Ricordo ancora la mia esperienza di consigliera, prima in Assif e poi in EuConsult Italia. Entrambe le volte partita piena di entusiasmo, sentimento che è andato affievolendosi strada facendo. I motivi sono presto detti: le attese maturate fino alla mia elezione sono andate scontrandosi con i problemi di tutti i giorni; con la capacità di mantenere in equilibrio la professione con gli impegni volontari assunti; con la necessità di costruire in modo armonico i rapporti con le persone. Le dinamiche sociali non sono mai semplici, nemmeno laddove vi è un impegno gratuito come in questo caso.

Come consulente, poi, sono diverse le organizzazioni che ho seguito in questi venti anni. Le dinamiche vissute al loro fianco mi hanno evidenziato medesime problematiche. Se trascurate, crescono con il tempo, finendo con l’indebolire l’ente e con l’esasperare i rapporti tra le persone.

In questo esatto momento, molti enti stanno passando questa fase, tanto delicata quanto carica di aspettative. Per molte associazioni, aprile e maggio sono infatti i mesi in cui scegliere chi governerà durante il prossimo triennio.

Oltre al naturale entusiasmo che accompagna sempre una nuova sfida, è necessario essere obiettivi per partire in modo concreto. Permettimi dunque di darti qualche suggerimento perché questa esperienza sia proficua sia per te che per l’ente e ti lasci un buon ricordo una volta terminata.

9 cose da fare entro i primi 3 mesi di mandato.

  1. Individua “chi fa cosa”. La suddivisione dei compiti è essenziale. In molti casi, gli unici ruoli ad essere definiti con precisione sono la presidenza e la tesoreria, per il resto ci pensa la buona volontà. La questione non è affatto banale e va definita come prima cosa. Analizzate con precisione le competenze e suddividete le deleghe. A chi compete il rapporto con le community? A chi la relazione con i soci? A chi la comunicazione? A chi la raccolta fondi? A chi la segreteria?
  2. Passo indietro. Nessuna mania di protagonismo. Occorre imparare a mordersi la lingua e lasciare che ciascuno svolga il proprio compito anche se si pensa che potrebbe essere svolto meglio. Un utile consiglio potrebbe essere quello di “suggerire” un’azione diversa se lo si ritiene ma entrare a gamba tesa non è mai una buona idea.
  3. Formazione. Se sei arrivato a questo punto e ora brancoli nel buio, è necessario che ti formi. L’entusiasmo e la buona volontà non bastano e, a volte, sono cattivi consiglieri. Il Terzo settore necessita di persone preparate perché le sue dinamiche sono complesse e meritano attenzione per evitare, ed evitarti (!), problemi. Mi spiace dirlo ma la maggior parte di questi ultimi derivano dall’inconsapevolezza sul grado di responsabilità che tale carica porta con sé. Pensare che non vi siano rischi da correre solo perché “si tratta di nonprofit” è un’idea ancora molto diffusa e può riservare brutte sorprese.
  4. Proponiti 3 obiettivi concreti che intendi realizzare nel triennio. Gioca la tua partita in un team che ha una missione chiara grazie alla quale perseguire una visione condivisa, definita e preesistente.
  5. Fai un sondaggio interno e misura il senso di appartenenza. Sapere cosa soci e volontari pensano dell’ente che da oggi rappresenti e che cosa si aspettano d’ora in avanti è importante in modo da allineare le tue attese con le loro. Sebbene ciò, in realtà, dovrebbe già essere emerso durante il periodo pre-elettivo, l’esperienza mi porta a dire che spesso non è così. Succede infatti che le persone disponibili ad assumere questo tipo di incarico siano poche e quelle poche finiscono per essere elette senza particolari fatiche. Questo, tuttavia, non sempre è un bene.
  6. Tieni sotto controllo il conflitto generazionale. Molto spesso, i consigli sono costituiti da persone di età ed esperienze diverse. Ciascuno ha il proprio vissuto però, sebbene l’esperienza insegni, esperienza e saggezza non sempre vanno a braccetto con l’età. L’umiltà dovrebbe essere espressione di tutte le parti in gioco.
  7. Tra pari, patti chiari, amicizia lunga. Tieni sotto controllo il conflitto di interessi. Ogni persona ha i propri “buoni” motivi per candidarsi: visibilità, bisogno personale, altro. In un mondo ideale, i motivi di ciascuno dovrebbero essere resi noti ai colleghi.
  8. Sviluppa la sostenibilità. Pensa da subito al fundraising strutturato come leva strategica per la crescita organizzativa.
  9. Pensa già oggi a come costruire il Consiglio di domani. Come per il punto 3, se vuoi lasciare il segno, devi piantare oggi il seme perché domani dia buoni frutti e prosegua il cammino intrapreso. Diversamente, avremo nuovi direttivi impreparati con obiettivi differenti e tutto tornerebbe ai nastri di partenza. In questo, la Fundraising Academy ha costruito percorsi ad hoc per aiutarti a individuare i modi migliori per affrontare in modo più consapevole le sfide che ti si proporranno dinanzi. Chiedici come.

Quelli descritti sono obiettivi comuni che ciascun consigliere dovrebbe avere l’interesse di affrontare nei primi 100 giorni di mandato: il modo migliore per affrontare i successivi 33 mesi di un gioco di squadra in cui ciascuno è pedina per il bene condiviso. Un’esperienza che, se ben vissuta, ti arricchirà come persona, come professionista, come compagno di viaggio.

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