Troppo spesso il Fundraising arriva tardi e si aggiunge ai nostri ambiti di azione come fosse un settore in più fra gli altri, quando le risorse sono criticamente insufficienti o con l’idea che la sua funzione sia di “fare cassa” molto rapidamente, senza andare troppo per il sottile. C’è un problema, però: anche se può dare illusioni di successo momentanee, nel medio-lungo periodo il Fundraising così non funziona e non funzionerà mai.

Ho cominciato a usare il termine di fundraising integrato ai primi di gennaio del 2012.

Da fundraiser abituata a lavorare all’interno di organizzazioni in cui era l’ordine del giorno occuparsi di un po’ di tutto, ho sempre considerato come necessaria l’abitudine a integrare competenze diverse e integrarsi con le diverse leve organizzative.

Il Fundraising funziona solo se strutturalmente integrato nel piano strategico pluriennale (approvato dal Board) e interagisce sistematicamente con tutti i settori o i dipartimenti presenti (che siano l’Amministrazione, la Comunicazione, la Progettazione, le Risorse Umane o la Valutazione dei risultati) e i principali portatori di interesse.

Ne abbiamo parlato qualche giorno fa all’interno della cornice di Mapping Change, progetto di rete professionale promosso da Christian Elevati di cui ho il piacere di far parte.

Intervento del 6 maggio 2020. Guarda su Youtube

Martedì 12 maggio riprendiamo il tema approfondendo le nuove dimensioni verso cui ci stiamo velocemente dirigendo per via dell’emergenza #Covid-19.

Con me, Anna Fabbricotti e Stefano Cerrato per approfondire alcuni tratti del fundraising di prossimità che, probabilmente, sarà il vero protagonista d’ora in poi. #IscrivitiOra e riserva il tuo posto.

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L’attività formativa è sospesa per via dell’emergenza sanitaria.
Il nuovo calendario sarà online dal 18 maggio 2020.

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