Il brand racconta cosa siamo e, quel che è più importante, come siamo. Maggiore è la personalità che ne emerge, così come avviene per le persone per intenderci, e maggiori saranno le opportunità di riuscita e i relativi obiettivi raggiunti.

PERCEZIONE

Attraverso i comportamenti, le persone ci dicono qualcosa della nostra identità. E quello che siamo non sempre corrisponde esattamente a quello che crediamo di essere. Si può non essere d’accordo, ma anche il nonprofit non è esente dai “valori della marca” e da ciò che essa rappresenta e si porta dietro in termini reputazionali. Detto altrimenti: la notorietà di un’organizzazione è direttamente proporzionale alla capacità di quest’ultima di dare un’idea coerente di sé al pubblico al quale si rivolge.

Allo stesso modo, l’attrattività che si traduce in fondi raccolti sarà più alta se minore sarà lo scostamento tra immagine percepita e attività reale.

POSIZIONAMENTO

Alla “percezione” fa eco il “posizionamento”. Avere ben chiaro qual è il segmento di mercato in cui l’organizzazione opera facilita il lavoro, sia in termini di missione che di notorietà. La mappatura dei competitor, l’analisi dei servizi offerti, l’attenzione alle attese dei destinatari sono tutti elementi sui quali è opportuno investire del tempo, sia in fase di start up che work in progress. Costruire un posizionamento significa sostanzialmente identificare le dimensioni sulle quali differenziare la propria offerta da quella di organizzazioni che si pongano obiettivi simili e, qualche volta, identici.

Aspetto, quello della “replicazione”, che il Terzo Settore conosce bene e che non tende a diminuire, nonostante concetti quali RETE e OTTIMIZZAZIONE DELLE RISORSE siano ben noti e da più parti sollecitati.

BRAND AWARNESS: UNICITA’ VS OMOLOGAZIONE

Le ONP si muovono sul Mercato. Come tali, sono in concorrenza tra di loro nell’oggetto sociale e nell’intercettare l’interesse del possibile donatore. Per emergere, devono fare la differenza. Per fare la differenza occorre costruirsi una propria identità, unica e coerente. Insomma, bisogna costruire una propria personalità. Ecco alcune domande che è bene porsi in modo preventivo:

  • Chi sono?
  • Qual è o quali sono, per me, gli obiettivi della mia ONP?
  • Le attività che svolgo sono coerenti con i miei scopi sociali (e viceversa)?
  • Come desidero essere percepito dal pubblico al quale mi rivolgo?
  • Come invece vengo percepito dal mio pubblico?
  • Quali sono i miei valori?
  • Quali sono le mie caratteristiche?
  • E quali invece i miei punti di debolezza?

Mappare le percezioni di sé. Un lavoro che andrebbe fatto da tutti i membri del board ed esteso, viste le responsabilità attribuite, ai ruoli direttivi. L’obiettivo è chiarire qual è il sentimento interno e se la visione è o meno comune a tutte le sue componenti. Una volta uniformati questi aspetti, diventa più semplice pianificare e porre gli obiettivi perché la consapevolezza sul “chi siamo” e sul “dove stiamo andando” è collegiale.

Allo stesso tempo, è presumibile che la percezione da parte del target sia più in linea con la nostra. E ciò incide con lo sviluppo e la notorietà del brand.

Un esercizio tutt’altro che banale. Provaci e ripetilo di quando in quando. Sono certa che ti riserverà sorprese interessanti. Diversamente, hai qualche esperienza sul campo da raccontare? Condividila qui.

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