Ogni organizzazione non profit nasce con un sogno, una causa da abbracciare, un cambiamento da realizzare. Ma tra l’idea e l’impatto c’è un passaggio essenziale: la strategia. Senza una pianificazione chiara, anche la migliore delle intenzioni rischia di dissolversi nell’operatività quotidiana, nelle emergenze da gestire, nelle opportunità che si presentano e poi sfumano per mancanza di direzione.

Il viaggio deve sempre avere una meta chiara verso cui tendere

Immagina di dover attraversare un continente per raggiungere la tua meta. Potresti incamminarti senza una mappa, affidandoti al caso e alla buona volontà, oppure potresti tracciare un percorso, identificare le tappe, prevedere le risorse necessarie e anticipare le possibili difficoltà. La pianificazione strategica è esattamente questo: un piano di viaggio per trasformare la missione della tua organizzazione in un impatto concreto.

Riprendiamo il nostro percorso nel ciclo strategico del non profit, questa volta concentrandoci sulla pianificazione strategica. Questa fase consente di tradurre la Vision e la Mission in un percorso concreto, stabilendo priorità, risorse e obiettivi misurabili.

Per farlo, la stesura di un buon piano deve basarsi su quattro elementi chiave:

1. Intento strategico: dove vogliamo essere tra 5 o 10 anni?

L’intento strategico definisce la direzione di lungo periodo e aiuta l’organizzazione a mantenere il focus sugli obiettivi chiave. Deve essere chiaro, ispiratore e realistico.

Domande guida per definirlo:

  • Quali cambiamenti vogliamo ottenere nella nostra area di intervento nei prossimi anni?
  • Come possiamo misurare il nostro successo nel lungo periodo?
  • Quali sono gli ostacoli che potrebbero impedirci di raggiungere questi obiettivi?

Per esempio, se il tuo ente si occupa di contrastare la dispersione scolastica, potresti fissare un obiettivo come “Dimezzare il tasso di abbandono tra gli studenti delle scuole superiori della nostra regione nei prossimi cinque anni”. Definire una direzione precisa consente di non disperdere risorse in iniziative che, per quanto valide, non contribuiscono al traguardo finale.

2. Leve di impatto: su cosa concentrare gli sforzi?

Le leve di impatto sono le aree prioritarie su cui l’organizzazione deve focalizzarsi per ottenere il massimo cambiamento. Identificarle consente di evitare dispersioni e rendere l’azione più efficace.

Domande guida:

  • Quali sono gli ambiti in cui possiamo avere un impatto più significativo?
  • Su quali problemi sociali ci concentriamo?
  • Quali servizi o programmi sono più efficaci per raggiungere il nostro intento strategico?

Se il tuo obiettivo è favorire l’inserimento lavorativo di persone fragili, potresti decidere di agire su due fronti: da un lato, offrendo percorsi di formazione professionale; dall’altro, sensibilizzando le aziende del territorio per aumentare le opportunità di assunzione. Ogni leva di impatto diventa una colonna portante della strategia.

3. Risorse e fattori abilitanti: con quali strumenti raggiungiamo gli obiettivi?

Nessuna strategia può esistere senza le risorse adeguate. Queste includono competenze, finanziamenti, infrastrutture, partnership e tutto ciò che permette all’organizzazione di operare in modo efficace.

Domande guida:

  • Quali risorse finanziarie ci servono per attuare il piano strategico?
  • Di quali competenze ha bisogno il nostro team?
  • Quali partnership possono supportarci?

Ad esempio, un’organizzazione che vuole espandere la propria azione sui territori potrebbe chiedersi: il nostro team è pronto per questo passaggio? Quali partnership potrebbero aiutarci? Abbiamo una strategia chiara per rendere sostenibili le nostre azioni nel tempo? Le risorse non sono solo economiche, ma includono anche capitale umano, alleanze strategiche e competenze specifiche.

4. Metriche e criteri di successo: come valutiamo l’efficacia delle azioni?

Senza una misurazione chiara, è impossibile sapere se la strategia sta funzionando.

Strumenti utili:

  • KPI (Key Performance Indicators): indicatori per misurare l’andamento delle azioni intraprese.
  • Valutazione d’impatto: analisi qualitativa e quantitativa degli effetti generati.
  • Ciclo di miglioramento continuo: revisione periodica della strategia per correggere eventuali criticità.

Quali indicatori ci diranno che stiamo facendo progressi? Se il nostro scopo è migliorare l’accesso ai servizi sanitari per una comunità svantaggiata, potremmo misurare il numero di visite mediche effettuate, il tasso di vaccinazione, o la riduzione delle malattie prevenibili nel tempo. I numeri, se ben scelti, non sono un vincolo burocratico, ma una bussola che ci aiuta a restare sulla rotta giusta.

La strategia non è un documento, è un processo

La pianificazione strategica non è un documento che si scrive e poi si archivia. È un processo continuo, che richiede monitoraggio, adattamento e momenti di verifica. Le condizioni cambiano, le opportunità emergono, e l’organizzazione deve essere in grado di aggiornare la propria mappa senza perdere la direzione.

  • Collega ogni fase alla successiva: dallo scopo all’azione misurabile.
  • Mantieni flessibilità: il contesto sociale cambia, la strategia deve poter evolvere.
  • Coinvolgi il team e gli stakeholder: una strategia efficace è il frutto di un processo condiviso.

La tua organizzazione ha una strategia chiara e condivisa? Se la risposta non è un ‘sì’ convinto, forse è il momento di fermarsi, ripensarla e ripartire con una rotta definita. Perché il successo non è questione di fortuna, ma di visione, metodo e azione.

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