Progettare per bene ha subìto un cambio di passo, inutile negarlo.
Se prima d’oggi era “anche piuttosto semplice”, gli apici doppi sono d’obbligo, ora serve altro: una buona scrittura segue una buona lettura, ovvero una disamina accurata dei termini del bando e degli obiettivi reali che questo si pone, con a monte una chiara e assoluta contezza di ciò che pensiamo possa essere il cambiamento derivante in chi beneficerà del nostro intervento.
Di questo ci parla Michela Locatelli, grant writer, in questo post e di progettazione sociale si parlerà nel suo laboratorio nel corso online firmato Fundrasing Academy. Iscrizioni aperte.
Buona lettura.
Un progetto sociale è un insieme di attività che permettono di raggiungere uno scopo condiviso, definito e utile a una determinata categoria di beneficiari per ottenere un cambiamento per la società nel suo complesso e con il fine di ridurre concretamente una condizione di sfavore. Molti progetti innovativi e di effettiva utilità sociale, seppur ben strutturati, incontrano difficoltà nella loro realizzazione per mancanza dei fondi economici necessari.
Progettare nel sociale ha quindi una doppia accezione:
da un lato, ci richiede di identificare chiaramente l’obiettivo concreto che si intende perseguire; dall’altro, di intercettare, coinvolgere e convincere l’ente finanziatore che sovvenziona il progetto.
Non è sempre semplice orientarsi fra opportunità e vincoli in un contesto inaspettatamente affollato da Fondazioni, enti pubblici ed Enti Religiosi che mettono a disposizione parte dei loro fondi per la realizzazione di progetti in ambito sociale. Orientarsi nella scelta dell’interlocutore, riconoscere e rispettare i vincoli formali richiesta dal bando e saper descrivere il proprio progetto con flessibilità per adattarsi alla missione dell’Ente a cui si sta chiedendo un finanziamento, per evitare che lo stesso venga respinto, sono solo alcuni degli ostacoli che incontra chi accoglie la sfida di operare nella progettazione sociale.
La maggior parte degli enti finanziatori opera attraverso bandi che descrivono le linee guida sul progetto da redigere definendo a monte gli obiettivi e il tipo di finanziamento offerto.
Scrivere un progetto sociale richiede pertanto un continuo adattamento per rispondere in modo coerente a ciò che nel bando viene chiesto, valutando l’attuabilità economica, e la possibilità di rispondere alle richieste inderogabili in esso contenute.
Le organizzazioni e gli Enti del Terzo settore manifestano talvolta un comprensibile sconforto trovandosi intrappolati fra la necessità di promuovere un progetto sociale reperendo i fondi necessari e la sensazione di partecipare ad una sorta di gara, nella quale è necessario scendere a molti compromessi per rispondere ai parametri valutativi (tecnici, economici e formali) stabiliti dall’ente finanziatore che dovrà, fra molti, sceglierne pochi da finanziare.
Nessuno, davvero nessuno, può promettere ad un Ente del Terzo settore un facile e garantito accesso ai finanziamenti, perché anche le migliori intenzioni ben formulate e strutturate come da requisiti da bando sono state a volte respinte o ammesse ma non finanziate per esaurimento delle risorse disponibili.
Quello che ogni Ets può però auspicare è di intercettare nel suo percorso un partner con le giuste competenze nella progettazione sociale, in grado di appassionarsi alla mission del progetto, comprenderla, condividerla. Un partner in grado di accompagnare l’Ets e orientarlo in un percorso che può, talvolta, richiedere fiducia e perseveranza.
Un buon progetto non rimane non finanziato, occorre però perseguire la ricerca delle opportunità di finanziamento con determinazione e al contempo flessibilità… perché presentare un progetto a un ente finanziatore richiede ogni volta di raccontarlo con passione, ma sempre in una “lingua diversa dalla propria”.
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