Probabilmente, quella del dialogo diretto, e del face to face in genere, è stata l’area della raccolta fondi che ha maggiormente risentito del periodo di lockdown dovuto al Coronavirus.
Il distanziamento sociale imposto e la paura generalizzata del contagio ci impongono più resistenza di quanta in realtà desidereremmo perché il tarlo è sempre ben presente, nonostante tutto, arroccato alla base del cranio e manda impulsi di sospetto al nostro cervello che ci rende diffidenti e chissà quando potremo dire di essercene liberati.
I rapporti umani, quelli che ci piacciono tanto e che sappiamo essere più efficaci nel fundraising, hanno subito un brusco arresto.
Ma se dal lato major donor la gestione ha potuto trovare forme di adattamento complici la comprensione del momento e la fiducia instaurata con il tempo tra fundraiser e donatore, l’acquisizione di nuovi donatori ha invece vissuto un momento cupo e ha dovuto trovare modi alternativi per manifestarsi e riemergere dal caos.
Ne abbiamo parlato lo scorso 17 giugno via Zoom con Lara Alisio di Aism, Marco Ceriani di Joy Fundraising e Francesco Fortinguerra formatore e consulente nel F2F.
La registrazione dell’evento da assaporare minuto dopo minuto è ora disponibile su YouTube. Se ti piacciono i contributi della Fundraising Academy, premi like e Iscriviti al Canale.
E ora, per mantenere le promesse, ecco la risposta alle domande degli intervenuti al confronto.
Q. Per una piccola ONG è difficile avviare una pratica RID? sia da parte delle banche che con gli utenti? Grazie
A. Esiste l’accordo da parte di ABI ‘Associazione Bancaria Italiana sviluppato in SEPA occasione del termine ultimo fissato dal Regolamento UE 260/2012 per la migrazione degli addebiti diretti nazionali agli Schemi pan-europei SEPA Direct Debit (SDD) in data 1° febbraio 2014, con agevolazioni specifiche della banche. Da contattare la propria di riferimento (FF).
Q. Sul modello della maratona di Londra il peer to peer può portare il donatore a diventare donatore regolare? Quanto è importante il coinvolgimento del partecipante all’evento (maratona in questo caso)? In caso positivo potrebbe funzionare anche con micro eventi? Il miglior software per il peer to peer secondo voi qual è?
A. Domanda molto interessante! Il p2p non porta subito alla donazione regolare ma può farlo in un secondo momento. Certamente una volta raccolta l’anagrafica bisognerebbe creare un ciclo di comunicazione (digital, naturalmente) che porti alla conversione al dono regolare. E questo porta due elementi:
1) più i partecipanti sono coinvolti più coinvolgeranno altre persone a partecipare e il coinvolgimento e il passaparola sono determinanti
2) ringraziamento e comunicazione devono essere rapidi, coerenti ed efficaci nel presentare organizzazione progetto e impatto: i donatori regolari sposano la concretezza ed una realtà piccola se sa raccontare gli aspetti di forza può raggiungere risultati interessanti
3) ci sono piattaforme anche italiane molto valide, dipende dal tipo di servizio che si cerca e dall’evento che si vuole promuovere, è fondamentale pero’ che dalla piattaforma il donatore sia “traghettato” all’organizzazione, cosa che non sempre avviene: per esempio con Facebook Compleanni che genera entrate anche molto importanti (nel caso di Aism in un solo anno abbiamo raccolto oltre 500.000 euro) ma non donatori regolari. (LA)
Q. F2F in house per le piccole organizzazioni?
A. Dipende da organizzazione a organizzazione. Dalla singola causa, storia e coltivazione. (FF).
Q. Mi piacerebbe avere più dati circa la fidelizzazione del donatore acquisito con il f2f e su come affrontare le strategie per le piccole Onp.
A. Occorre analizzare bene l’ente e stendere un piano strategico. (FF).
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