Tag or word cloud business related in shape of calloutNon solo sponsorizzazione. Bisognerebbe scriverlo a caratteri cubitali. La relazione tra profit e nonprofit si muove anche su altri livelli con implicazioni enormemente più interessanti e che vale la pena analizzare. Prese ciascuna per proprio conto, mettono in moto altrettanti ragionamenti sui quali è possibile costruire progetti interessanti e multisfaccettati.

E non solo filantropia. Pur riconoscendo un valore nobile e benvenuto del coinvolgimento che si concretizza con la volontà di fare del bene, aspetto necessario affinché sia possibile la relazione.

Per Bruce Burtch, trentennale esperienza nella costituzione di rapporti win-win tra profit e nonprofit, affinché una partership tra due enti all’apparenza così distanti abbia successo, non è possibile prescindere dalla “managerializzazione dei processi”. A tal proposito, Burtch parla di BVP, Business Value Proposition, e individua 4  fasi attraverso le quali garantire l’efficacia del rapporto (il post originale lo trovi su thirdsectortoday.com). Vediamole brevemente:

  • FASE 1. Individua un partner che abbia qualcosa in comune con la tua organizzazione. Consulta e richiedi informazioni dove ritenete opportuno: dipendenti e camere di commercio sono i giusti interlocutori per raccogliere ciò che ti serve.
  • FASE 2. Leggi e studia. E’ più che mai necessario un lavoro di profonda analisi dell’altro: chi è, cosa fa, come opera, quali sono i suoi obiettivi di business, quali le relazioni, quali i valori.
  • FASE 3. Integra i benefici d’impresa con gli obiettivi della partnership, la cui efficacia impatta in modo direttamente proporzionale alla sinergia generata.
  • FASE 4. Sviluppa un’attenzione particolare al (e verso il) marketing: passaggio necessario in termini di sviluppo d’impresa e, di certo, conditio sine qua non nei processi dell’azienda partner.

Nella costruzione di una proposta di valore, una particolare attenzione va posta alle attese di ciascun partner, aspetto che non va assolutamente sottoconsiderato. Mai dare per scontati i bisogni dell’altro: significa peccare di presunzione oltre che rischiare di mandare a rotoli un rapporto che nasce su buone basi. Di più: concentrarsi sul solo aspetto “di raccolta” da parte dell’ONP, non solo non paga ma, già nel breve termine, può risultare controproducente. Diversamente, capire perfettamente cosa può esserci “sotto” d’altro, permette l’instaurarsi di progetti che abbiano una valenza allargata e un impatto di lungo periodo: più appetibili, più spendibili e, di conseguenza, più facilmente sostenibili. Ecco, quindi, due semplici elenchi con le aspettative di ciascuno dei partner:

LE ASPETTATIVE DELL’AZIENDA

  1. Aumentare le vendite
  2. Fidelizzare
  3. Costruzione del senso di appartenenza interno all’impresa
  4. Volontariato aziendale, team building, secondment
  5. Visibilità mediatica
  6. Ritorno per gli azionisti
  7. Appettibilità sul Mercato
  8. Good Awarness
  9. Deducibilità fiscale

LE ASPETTATIVE DELL’ORGANIZZAZIONE

  1. Donazioni liberali
  2. Donazioni materiali
  3. Aumentare la base donatori
  4. Facilitazioni relazionali
  5. Formazione per dipendenti e volontari
  6. Acquisizione di Know-How
  7. Attività di co-mktg per ritorno in termini di notorietà
  8. Visibilità mediatica su canali differenti
  9. Sviluppare le opportunità di reddito da lavoro

Affinché una proposta di partnership sia efficace, occorre un lavoro raffinato di analisi e di studio di opportunità: un lavoro che nasce dal confronto e non nel silenzio di un ufficio. Sfida e opportunità vanno di pari passo e il prodotto può mettere in moto sfide e opportunità diverse. Basta solo provarci. Ma come? Per step!

————

Articoli correlati:

Condividi su:

Lascia un commento