L’attività di raccolta fondi rivolta alle aziende è tra i compiti più stimolanti e più soddisfacenti di cui un fundraiser possa occuparsi. A un investimento economico solitamente contenuto, può seguire un ritorno anche importante e capace di garantire il sostentamento dell’ONP anche nel medio/lungo periodo. Ecco qualche regola e concetto da tenere sempre presenti quando si pensa a una campagna di Corporate Fundraising:
- Identifica la tua USP, Unique Selling Proposition: individua il tuo punto di forza e il motivo per cui fai la differenza. Lavora su quello e dimentica il resto (Come fare a individuare la tua USP? Ne abbiamo parlato qui).
- Individua aziende che abbiano un senso (settore di interesse, territorio, bisogno legato al progetto). Sparare nel mucchio fa solo perdere del tempo prezioso. Meglio partire con una valutazione a monte.
- Individua la persona giusta e il suo ruolo. Non è detto che sia sempre la stessa: il giusto interlocutore varia al variare del progetto che hai in mente.
- Approccio. Come prima cosa, prova con il telefono. Il rischio filtro è elevato ma non si sa mai. Un vecchio slogan diceva: “il telefono, la tua voce”. Se va bene il colloquio telefonico, un appuntamento faccia a faccia è quasi assicurato.
- Diversamente, scrivi un’e-mail: sii breve. L’obiettivo è quello di fissare un incontro. In quell’occasione ci sarà tutto il tempo per discutere più diffusamente della tua ONP. E’ d’aiuto un allegato poco pesante e i rimandi a link sul web.
- Dai tempi circostanziati su feed-back e follow up.
- Fa i compiti a casa prima di un incontro. Mai farsi trovare impreparati: il perché quest’azienda e non un’altra è sufficientemente chiaro? Qual è il loro core business?
- Preparazione dei contenuti istituzionali in cartellina: il materiale varia a seconda degli obiettivi dell’incontro.
- Prepara un ppt ad hoc per l’azienda pensando a un ventaglio di opportunità.
- Durante il colloquio vis à vis, ascolta con attenzione chi hai di fronte; racconta della tua ONP e dei suoi obiettivi; spiega i perché della scelta; chiedi ciò di cui hai bisogno; descrivi in che modo la tua ONP può essere loro d’aiuto.
- In caso di esito negativo, accetta di buon grado un no senza scoraggiarti.
- In caso di esito positivo, stendi il progetto secondo le indicazioni raccolte.
- Rispetta i tempi pattuiti.
- Realizza il progetto secondo gli accordi presi.
- In caso di cambiamenti, informa puntualmente.
- Rendi pubblica e pubblicizza la partnership solo se previsto.
- Rendiconta puntualmente.
- Coltiva la relazione.
- Aggiorna il tuo donatore.
- Coinvolgi l’azienda nelle iniziative in atto.
- Tieni a mente che fiducia genera fiducia.
E’ bene tenere presente che quello del sostegno economico non è che uno degli aspetti in gioco nel corporate fundraising. C’è di più:
- Reputazione. E’ difficile acquisire un grande donatore azienda. A volte mesi. Ma basta un attimo a perderlo: poca attenzione, cambio di ruoli e competenze interne. Di più: l’azienda fa attività d’impresa e si aspetta che vi sia un ritorno dal suo investimento. Sebbene questo aspetto sia spesse volte sfumato in corso di colloquio, è opportuno tenerlo presente durante l’elaborazione della strategia successiva. Insomma, è necessario tenere alta la soglia di attenzione in modo costante.
- Credibilità e Nuove Opportunità. Una grande azienda o, comunque, un’azienda virtuosa e benvoluta sul Mercato, nell’affiancare il suo brand a quello dell’ONP se ne fa in qualche modo garante. Ne legittima l’attività e genera fiducia favorendo l’attenzione da parte degli altri stakeholder. E’ un aspetto sul quale vale la pena lavorare.
- Bisogna imparare a dire di no, se necessario. No a cose, no a persone e no a risorse se la partnership o le condizioni proposte possono ledere o intaccare l’immagine e i valori dell’organizzazione. O, ancora, dire di no (almeno temporaneo) se non se ne vede l’utilità o non la si vede nell’immediato.
- Il concetto di beneficenza lascia il campo allo scambio metaeconomico di valore aggiunto. Questo approccio proattivo è il prodotto di una nuova maturità del Settore che parte dalla consapevolezza del proprio ruolo di attori attivi e vitali sul Mercato.
Le difficoltà legate alla crisi globale degli ultimi due anni spingono le aziende a tagliare o, comunque, ad essere più accorte negli investimenti. Nel suo complesso, la CSR è divenuta più consapevole. Il livello di pretesa si alza e le maglie si stringono. A questa nuova consapevolezza si affianca la necessità di confrontarsi con un interlocutore del nonprofit maturo, capace di porsi allo stesso livello e che parli la stessa lingua. Un interlocutore in grado di rispondere ai bisogni espressi dall’azienda e talvolta in grado di anticiparli, secondo quei princìpi di anticipazione e sostituzione che gli sono propri.