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Le relazioni con i giornalisti, la stesura di un buon comunicato stampa, la presenza sui diversi media, diventare interlocutore privilegiato e credibile in un determinato contesto o su un tema specifico sono aspetti centrali in un’iniziativa di fundraising che vogliamo abbia successo.

“Se non sei sui giornali, non esisti”, si usava (ma sono certa si usi ancora) dire.

E’ quel fenomeno che viene chiamato “spirale del silenzio” di cui le buone notizie sono il più delle volte protagoniste. Sì perché, sebbene le cose siano un pochino cambiate complici i media digitali, la buona notizia continua a non fare clamore, se non eccezionalmente.

Che fare allora?

Ce lo racconta Luisa Cavagnera, professionista di lungo corso e docente della prossima tappa formativa sull’ufficio stampa e le digital pr nelle azioni di fundraising. Buona lettura.

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Fare (bene) e poi comunicarlo non solo gratifica e premia chi fa ma innesca un processo virtuoso di contagio attraverso la condivisione di progetti, risultati, buone pratiche, entusiasmo. Se questo è vero, e credo che lo sia, per il mondo del non profit che più di altri fa e fa bene,

comunicare è una responsabilità prima ancora che una necessità.

Ma è vero che (con le dovute eccezioni) esiste una storica diffidenza fra terzo settore e media?

Autoreferenzialità, reticenza e forse insicurezza da una parte, poca attenzione e forse un po’ di “snobismo” (o “snobbismo”) dall’altra, perché da sempre si dice che una buona notizia non è una vera notizia, sono fra le cause di un rapporto che in effetti (e con le dovute eccezioni) non è sempre stato facile.

Per fortuna le cose stanno cambiando, complice anche il fatto che non si può più ignorare un mondo, quello del nonprofit, che secondo Istat (dati 2016) è fatto di oltre 330.000 organizzazioni, quasi 880.000 dipendenti e più di 5 milioni di volontari.

E complice anche il fatto che in tempi molto difficili aumenta l’attenzione ai temi in cui tradizionalmente il non profit opera, dall’aiuto alle persone in difficoltà all’ambiente, dalla cultura alla salute. Ricerche recenti, e forse anche l’esperienza diretta di molti di noi, mostrano una sensibilità crescente in questo senso soprattutto fra le generazioni di cui tanto si parla, i Millennials (nati fra il 1980 e il 2000) e la Generazione Z (i nativi digitali).

Un altro tema che impazza da tempo nel mondo della comunicazione (digitale, ma non solo) è quello dell’engagement. Si fa di tutto per un like in più ma per far crescere la propria community non basta, serve coinvolgere, “ingaggiare” appunto. Ancora una volta, si parte dal fare e fare bene ma senza una comunicazione efficace anche i progetti più belli e innovativi, i risultati più gratificanti fanno fatica a ricevere l’attenzione che meritano. Anche perché, e questo è l’altro lato della medaglia, far sentire la propria voce nel rumore di fondo assordante delle informazioni e sollecitazioni in cui siamo immersi è una bella sfida.

Insomma, una grande opportunità per il nonprofit, che può trovare oggi più ascolto, maggiore sensibilità e apertura: l’importante è… sapersi raccontare!

Qualità, professionalità, ascolto, sintonia sono le parole chiave per una comunicazione efficace.

Sembra un paradosso, nell’epoca delle fake news, della violenza verbale ormai sdoganata anche su molti media insospettabili, dell’approssimazione. E infatti non tutti sono d’accordo con questo approccio, anche alcuni giornalisti illustri. Invece continuo non solo a pensare ma a sperimentare tutti i giorni nel mio lavoro che non ci sono scorciatoie, soprattutto se non ci sono grandi budget:

  • conoscere bene il mestiere,
  • mettere in campo solide competenze professionali insieme a creatività e passione,
  • continuare ad ascoltare i pubblici a cui vogliamo rivolgerci per entrarci in sintonia e uscire dall’autoreferenzialità che è sempre dietro (anzi, per lo più davanti) l’angolo,
  • studiare e conoscere i media che a quei pubblici si rivolgono e costruire con loro relazioni efficaci e autorevoli.

I “trucchi” sono questi. Si imparano e si affinano, ed è quello che faremo insieme alla Fundraising Academy.

E ora vi propongo un gioco: questo post è di circa 500 parole… avete voglia di contare quanti sono gli aggettivi? Nessun premio in palio… ma uno spunto per la nostra esperienza in aula. Ti aspetto!

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Corso di 8 ore
Comunicare il nonprofit. L’ufficio stampa e le digital pr nelle azioni di fundraising.
A Rho (MI), 9 marzo 2018 nella bella e comodamente raggiungibile sede di

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Chiusura iscrizioni: 5 marzo 2018.

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Luisa CavagneraGuest post. Txs to Luisa Cavagnera. Da oltre 20 anni mi occupo di comunicazione e relazioni pubbliche, prima in grandi agenzie internazionali e poi con Kosmìos, la struttura a cui do vita nel 2009. PR e digital PR, media e stakeholder relations, comunicazione di prodotto, istituzionale, scientifica e sociale, organizzazione di eventi, issue e crisis management, formazione (public speaking, media training, crisis training) sono gli ambiti principali della mia attività. (Leggi di più su Luisa)

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