Dopo oltre vent’anni di esperienza nel settore del fundraising, rimango sorpresa di come, ancora oggi, molti traducano questa attività con la mera attività di raccolta di denaro. Con questo non voglio dire che il fundraising non si proponga di far crescere le risorse, perché questo è naturalmente, ma che sia ben più complesso di così; significa che questa visione, diffusa e “di limite”, non solo frena il progresso nella cultura del dono ma perpetua anche un linguaggio e pregiudizi obsoleti che il settore dovrebbe cercare tenacemente di superare.

Si tratta di un processo articolato che pone le relazioni e il dono al centro delle sue attività, non come un fine, ma come il naturale risultato delle azioni intraprese.

La vera essenza del fundraising risiede nel creare e mantenere legami significativi con i donatori, comprendendo e rispettando le loro motivazioni e desideri di contribuire a una causa che rispecchia i loro valori e aspirazioni.

Se il focus si sposta esclusivamente sulla quantità di fondi raccolti, si perde di vista la missione principale dell’organizzazione. Questo approccio non solo aumenta le aspettative, ma solleva anche livelli di stress non necessari sia per i membri dell’organizzazione che per i donatori stessi, finendo con il compromettere la percezione della genuinità e della sincerità dell’ente benefico.

Inoltre, quando il fundraising viene visto solo come output di raccolta, si rischia di alienare potenziali donatori che potrebbero sentirsi trattati come semplici portafogli anziché come partner di missione. Questo può portare a un distacco emotivo e a una diminuzione dell’efficacia nel lungo termine, perché la connessione personale e l’impegno del donatore sono cruciali per un supporto sostenibile.

Per evitare queste trappole, è essenziale che i fundraiser si impegnino costantemente a riflettere e a mettere in discussione le proprie convinzioni e pratiche. È fondamentale adottare una prospettiva più ampia che riconosca il fundraising come un’arte che bilancia abilmente la scienza della raccolta fondi con l’arte della costruzione di relazioni.

Questo implica educare il pubblico e i propri team sull’importanza di vedere ogni donazione non come un traguardo, ma come un passo verso la realizzazione di un cambiamento più grande e di un impatto più profondo.

Riconoscere e valorizzare ogni contributo come parte di un dialogo continuo e di un partenariato attivo è la chiave per un fundraising efficace e duraturo. Solo così possiamo sperare di trasformare la percezione del fundraising da una semplice transazione a un’opportunità di partecipazione e cambiamento significativi. Nel fare ciò, non solo eleviamo la pratica del fundraising, ma rafforziamo anche l’impatto e la sostenibilità delle organizzazioni non profit nel perseguire la propria visione.

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2 Comments

  1. Giuseppe Paviglianiti 22 Aprile 2024 at 07:12 - Reply

    Buongiorno Dott.ssa Elena Zanella, perfetta Ragione, vorrei aggiungere che il donatore deve essere Socio della Missione dell’ente dove lui vuole Donare, non solo deve condividere la Missione o progetto che sia, ma deve Participate. e servirsi coinvolto come socio.

    Presidente
    Giuseppe Paviglianiti.
    Project Management Real Estate ETS

    • Giuseppe Paviglianiti 22 Aprile 2024 at 07:17 - Reply

      Buongiorno Dott.ssa Elena Zanella, perfettamente Ragione, vorrei aggiungere che il donatore deve essere Socio della Missione dell’ente dove lui vuole Donare, e non solo deve condividere la Missione o il progetto che sia, ma deve Participate e sentirsi coinvolto come socio.

      Presidente
      Giuseppe Paviglianiti.
      Project Management Real Estate ETS

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