
Nel lavoro con i miei enti, uno dei compiti a cui mi dedico con cura e cuore è quello della scrittura. Non solo perché scrivere bene significa comunicare con efficacia, ma perché la scrittura racconta chi siamo. Dice molto del nostro tono, della nostra identità, del modo in cui vogliamo entrare in relazione con il mondo. E, se ben curata, diventa uno degli strumenti più potenti per costruire fiducia e generare valore.
La comunicazione è per me un asset centrale. Lo è nella pratica quotidiana del fundraising, lo è nella costruzione di un’identità solida, coerente, riconoscibile. E spesso, per arrivarci, bisogna partire proprio da qui: dalla scrittura. Scrivere, insomma, mi piace e a volte mi rendo conto di diventare un po’, per così dire, morbosa. All’epoca dei social network e della comunicazione veloce, scrivere bene sembra diventato secondario. Ahimè, non lo è. Almeno, non lo è per me.
Ho quindi pensato di buttare giù una sorta di vademecum operativo, una to-do list in 10 punti per affinare la propria scrittura nel non profit e, più in generale, per cominciare a lavorare su uno stile che sia onesto, efficace e fedele all’organizzazione che rappresentiamo.
Vediamoli qui di seguito.
1. Conosci la tua organizzazione prima di parlare a suo nome
Prima di scrivere, ascolta. Ascolta la storia dell’ente, i suoi valori, le parole che usa e quelle che non usa. Ogni organizzazione ha una sua voce naturale: il compito è individuarla, non inventarla.
2. Parti sempre dalla relazione
Nel non profit non si scrive per informare: si scrive per coinvolgere, per creare legami, per ispirare azione. La comunicazione deve far sentire chi legge parte di qualcosa. È un invito, non una dichiarazione.
3. Scegli un tono coerente con la tua missione
Un’organizzazione che lavora con i bambini non può usare un linguaggio freddo e distaccato. Una realtà che si occupa di diritti civili deve essere chiara, diretta, assertiva. Il tono è parte del messaggio.
4. Scrivi come parli (se parli bene)
Spesso, nei testi istituzionali, ci si irrigidisce. Ma la forza della scrittura sta nella naturalezza. Leggi ad alta voce ciò che scrivi: se suona artificiale, probabilmente lo è.
5. Evita il “non profitese”
Evita espressioni vuote o troppo tecniche: “implementare progettualità territoriali” non significa nulla se il lettore non sa cosa intendi. Sii semplice, concreto, preciso. Più il tema è complesso, più va spiegato bene.
6. Fatti guidare da un obiettivo chiaro
Ogni testo ha uno scopo: informare, coinvolgere, chiedere, ringraziare, convincere. Sapere cosa vuoi ottenere è fondamentale per decidere tono, contenuto, ritmo e call to action.
7. Personalizza il messaggio
Parla a qualcuno, non a tutti. Anche in una newsletter collettiva, scrivi come se parlassi a una persona specifica. Il lettore deve sentirsi visto, non sommato.
8. Allenati alla sintesi
Nel non profit si tende spesso a spiegare troppo. Ma chi legge ha poco tempo. Vai al punto. Non togliere la profondità, ma asciuga i giri di parole. Più sei capace di dire in poche righe ciò che desideri trasmettere, più è chiaro che hai capito tu stesso cosa vuoi comunicare.
9. Cura ogni dettaglio
Un titolo confuso può compromettere l’efficacia di un contenuto. Un errore grammaticale può minare la credibilità. La forma è sostanza. Cura titoli, incipit, struttura e ritmo. Il lettore deve sentirsi guidato.
10. Lascia che lo stile racconti anche l’anima
Non esiste uno stile giusto per tutti. Ma esiste uno stile giusto per ciascuna organizzazione. Uno stile che dica chi sei, come ti prendi cura degli altri, che visione del mondo hai. La scrittura è uno specchio: quello che c’è dentro si vede fuori.
In conclusione: scrivere bene nel non profit non è solo una questione di forma, ma di sostanza. È scegliere consapevolmente le parole che raccontano chi sei. Ed è, soprattutto, scegliere di farlo con cura, con coerenza e con coraggio.
La tua organizzazione ha già trovato il suo stile? Oppure è tempo di fermarsi, ascoltarsi e ricominciare da capo, parola dopo parola?
Contenta di aver letto il tuo concetto di scrittura e l importanza della scrittura dal punto relazionale sociale e aggiungerei sistemico comunitario,
come neuropsichiatra infantile aggiungerei l importanza della scrittura a mano per i bambini e giovani. Scrivere è libertà e scrivere su un foglio di carta con la penna è come disegnare il proprio spazio mentale.
Con una collega psicologa e due scrittori abbiamo scritto un libretto sul Segno sulla Storia e sul Senso della Scrittura.
Mi farebbe piacere parlarne , un caro saluto e a presto sentici silvana madìa