I fundraiser si avvicinano alla professione con un grande obiettivo: quello di contribuire a migliorare il mondo. Nelle cause investiamo tutti noi stessi e quanto di buono abbiamo appreso dalle esperienze pregresse. Come ho più volte scritto, il professionista del fundraising vive il proprio compito come una missione. Una sorta di vocazione. Un lavoro che riesce, e bene, nel momento in cui è mosso da un grande amore e rispetto verso la causa per cui si adopera e verso le regole etiche di cui si fregia.
Questa mattina, durante la lettura della rassegna quotidiana, mi sono imbattuta in una nota di Marc A. Pitman a proposito di San Valentino.
Ho pensato di proporvela, rinviandovi al link originale per la messa in pratica, se vorrete, dei suoi suggerimenti, curiosi sebbene un po’ eccessivi per il mio modo di essere ma che sono certa qualcuno di voi troverà stimolanti.
Marc dice una cosa che ci accomuna ai nostri colleghi d’Oltreoceano e nordeuropei: quasi mai riceviamo un grazie per quello che facciamo. Nella quotidianità siamo spesso impegnati a trovare il modo migliore per ringraziare il donatore, cercando le parole giuste per coinvolgerlo nella causa con l’obiettivo di fidelizzarlo. Se, nel frattempo, ci occupiamo anche della parte di comunicazione, pensiamo a come ringraziare chi ci accompagna nel percorso associativo: i volontari, gli operatori, i destinatari del servizio. Nonostante l’importanza del ruolo che ricopriamo, può accadere di venire per certi versi ‘dimenticati’, nel senso buono del termine naturalmente. Questo non è un male. E’ semplicemente dato per scontato perché svolgiamo ciò che siamo chiamati a fare e per cui veniamo retribuiti.
Così, oggi fermiamoci un attimo e pensiamo all’importanza del nostro compito e al contributo che portiamo alla crescita della nostra organizzazione. Diciamoci grazie perché quel che investiamo non è solo competenza ma è anche cuore. E con cuore e competenza di strada se ne fa molta! Così, buon San Valentino cari amici fundraiser :)!