“Mi dispiace, non è in redazione”. “Stiamo tutti lavorando da casa”. “Ci hanno vietato di seguire le conferenza stampa in presenza”. Oppure il silenzio totale dall’altra parte del telefono…

Oggi parlare con i giornalisti è complesso, a volte impossibile. Comprensibilmente: nella pratica quotidiana del lavoro siamo tutti lontani, sempre connessi ma quasi solo virtualmente, spesso irraggiungibili da un contatto diretto e non mediato dalla dimensione digitale.

Dall’altro lato, il lavoro da remoto (forse non sempre “smart”, ma questo è un altro discorso) è stato ed è una realtà ormai imprescindibile.  Eppure, quando si parla di “media relations” la parola più importante resta sempre la seconda… E allora come fare a recuperare il contatto, la relazione appunto, per far conoscere ai media e sostenere i valori, le iniziative, i messaggi della nostra organizzazione?

La mia esperienza quotidiana mi insegna che la parola chiave rimane fondamentalmente una: qualità.

Qualità della professione di comunicatore significa innanzi tutto saper individuare, o costruire, contenuti realmente di valore da proporre ai media. Ci impone di ascoltare e comprendere cosa davvero interessa alle audience a cui vogliamo arrivare, e quindi agli interlocutori con i quali dobbiamo confrontarci, i giornalisti. Che oltre ad essere spariti dalle redazioni sono costretti – da una crisi ormai strutturale del mondo dei media cosiddetti “classici” – ad un sovraccarico di lavoro che impone una selezione ancora più feroce dei contenuti che vengono loro proposti (al netto delle logiche di marketing editoriale, ma anche questo è un altro discorso).

Ancora più che in passato, servono quindi professionalità e onestà intellettuale. Aiutare le organizzazioni per cui lavoriamo ad uscire dall’autoreferenzialità, a capire cosa ha davvero senso comunicare e a farlo bene. Costruire con, e non solo per i giornalisti le opportunità di raccontare i contenuti che ci interessa valorizzare.

Anche se la dittatura degli algoritmi ci ha abituati ad una spietata dimensione di hashtag e keywords, una professione che ha ancora la persona (e la relazione) al centro richiede un lavoro non solo di qualità ma anche profondamente umano e creativo.

Poi, certo, è indispensabile saper scrivere bene, costruire una media list efficace, organizzare un evento (reale, digitale,  ibrido…) impeccabile, gestire con professionalità una media partnership. Ma tutto questo, per fortuna, si può ancora imparare.


Articolo di Luisa Cavagnera. Luisa si occupa di comunicazione e relazioni pubbliche da oltre 20 anni, prima in grandi agenzie internazionali e poi con Kosmìos, la struttura a cui ha dato vita nel 2009.

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