
Negli ultimi cinque anni, il fundraising è profondamente cambiato. Alcuni di questi cambiamenti erano già in atto, altri sono stati accelerati da eventi globali come la pandemia. Oggi, chi si occupa di raccolta fondi non può più permettersi di ignorare il ruolo dei dati, delle tecnologie e delle nuove logiche di coinvolgimento. Ma cosa è davvero cambiato? E quali strumenti possono aiutare le organizzazioni a crescere con consapevolezza?
Dal fundraising di reazione al fundraising di relazione
La pandemia ha rappresentato uno spartiacque. In pochi mesi, il fundraising si è trovato a dover sostituire eventi, incontri, relazioni fisiche con strumenti digitali e nuove forme di dialogo. In molti casi, questa transizione è stata vissuta come una forzatura. Ma nel tempo, ha aperto opportunità: la possibilità di raggiungere pubblici più ampi, di monitorare meglio i comportamenti, di testare linguaggi nuovi.
Così il fundraising è diventato, almeno per chi ha saputo cogliere la sfida, più relazionale, più digitale, più guidato dai dati. È cambiato il donatore, più attento e selettivo, ed è cambiato il modo di raccogliere fondi, che oggi chiede competenze trasversali: marketing, tecnologia, narrazione, analisi.
I big data: uno strumento di lettura e decisione
C’è un grande equivoco attorno ai big data: che siano una questione da grandi aziende. In realtà, i big data sono ovunque. Anche nelle piccole realtà. Anche nei dati delle newsletter, dei CRM, delle piattaforme di dono, dei social. La vera questione non è se abbiamo dati, ma se sappiamo cosa farne.
L’analisi intelligente dei dati permette, oggi, di:
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segmentare i donatori, offrendo messaggi personalizzati e pertinenti;
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prevedere i comportamenti, anticipando abbandoni o nuovi interessi;
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misurare l’impatto delle azioni, scegliendo meglio dove investire;
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raccontare meglio il valore dell’organizzazione, con numeri e storie che parlano.
Non serve avere data scientist in casa: bastano strumenti accessibili, una cultura del dato e la volontà di imparare. I dati non sono la verità assoluta, ma sono una bussola preziosa per orientarsi.
Le aziende e la nuova stagione del coinvolgimento
Nel frattempo, anche il mondo corporate è cambiato. Sempre più imprese dichiarano attenzione alla sostenibilità e all’impatto sociale. Ma attenzione: tra il dire e il fare, c’è di mezzo la concretezza. Coinvolgere un’azienda oggi non è questione di sponsorizzazioni, ma di costruzione di valore condiviso.
Le aziende non vogliono più solo visibilità. Vogliono essere parte attiva del cambiamento, contribuire con risorse ma anche con competenze, tempo, reti. Per coinvolgerle in modo efficace, occorre:
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offrire progetti su misura, non pacchetti standardizzati;
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proporre un racconto condiviso di impatto e valori;
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attivare i dipendenti come ambasciatori, attraverso iniziative partecipative;
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garantire trasparenza e coerenza tra quanto promesso e quanto realizzato.
Il corporate fundraising efficace è un gioco di fiducia, costruito nel tempo, fatto di ascolto e reciprocità.
L’intelligenza artificiale: opportunità, non sostituzione
Tra gli strumenti che stanno trasformando il fundraising, l’intelligenza artificiale (AI) è tra i più promettenti. Ma attenzione agli entusiasmi eccessivi: l’AI non sostituirà la relazione umana, semmai la potenzierà, rendendo più efficienti i processi ripetitivi, più rilevanti i contenuti, più rapide le risposte.
In concreto, l’AI può aiutare a:
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scrivere testi personalizzati per email, landing page, lettere di ringraziamento;
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analizzare i comportamenti dei donatori per prevedere le azioni future;
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automatizzare attività come l’invio di ricevute, follow-up o reminder;
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generare contenuti grafici e visivi in modo veloce ed economico.
Si tratta di strumenti che aumentano la produttività, ma che funzionano solo se integrati in una strategia chiara, con un presidio umano attento.
Verso un fundraising consapevole e accessibile
Cosa serve allora al fundraising del futuro? Non necessariamente budget enormi o tecnologie avanzatissime. Servono scelte consapevoli, strumenti giusti e una cultura organizzativa che valorizzi l’innovazione.
Ecco una selezione di strumenti utili, anche per organizzazioni di piccole e medie dimensioni:
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CRM accessibili come CiviCRM, Donorbox;
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strumenti di automazione come Mailchimp, Brevo, Mailup;
- AI generativa con ChatGPT per testi e contenuti, Canva per materiali visivi, e sistemi di suggerimento contenuti integrati nelle piattaforme di dono.
Il fundraising di oggi – e ancora di più quello di domani – sarà ibrido, data-driven, conversazionale e partecipativo. Le organizzazioni che sapranno governare questo cambiamento, e non solo subirlo, avranno un vantaggio competitivo e valoriale importante. Perché raccogliere fondi non è solo una questione tecnica, ma una scelta di visione.