Senior lady showing silence gesture. Woman holding finger on lips. Can you keep a secret.

Ci sono alcune “cattive” abitudini che ricorrono nella gestione ordinaria del dono, in particolare a livello apicale. Tra le tante, ne evidenzio quattro e provo a suggerire le soluzioni ottimali per porvi rimedio e abbandonare approcci poco produttivi che, alla lunga, riducono notevolmente le potenzialità di raccolta influendo negativamente sui risultati.

Eccole:

  • Prima cattiva abitudine. L’amico no, eh! All’amico non chiedo nulla perché sennò chissà cosa pensa di me. Sbagliato. Il dono è un atto fiduciario. Un donatore dona alle persone in primis ed è dunque evidente che sarà più semplice ottenere il dono da una persona che si conosce rispetto a qualcuno che non si conosce. Questo è il primo aspetto. Il secondo aspetto che deve convincerti e spingerti a richiedere il dono alla tua rete sociale è il fatto che tu, in qualità di rappresentante del tuo ente nonprofit, non hai alcun interesse personale sul dono. Ripeti con me:

Chiedo perché ci credo. Chiedo perché so che l’ente che rappresento ha contenuti e missione di valore. Chiedo perché so che quanto donato avrà un ritorno di valore nettamente maggiore rispetto allo sforzo economico e all’impegno che ora ci metto nel chiedere.

  • Seconda cattiva abitudine. Quel che decidi tu, per me va bene. Sbagliato. Non va bene. Il donatore non può conoscere il valore del bisogno. Quello lo conosci solo tu perchè solo tu hai budgettizzato. Ripeti con me:

Non sto chiedendo di fare della beneficenza. Sto chiedendo risorse per un progetto che vale e che ha dei costi precisi che devo valorizzare. Se non raccoglierò quanto necessario, non potrò raggiungere gli scopi che mi sono prefisso di raggiungere e quindi quanto fatto sarà stato fatto invano.

  • Terza cattiva abitudine. Non chiedo, è già abbastanza evidente che ho bisogno di aiuto. Sbagliato. Non è detto che il bisogno di aiuto sia così evidente per tutti. Se non chiedi, è lecito pensare che non hai bisogno. Strano, eh? Ripeti con me:

Non devo dare per scontato che una persona doni per il solo fatto che mi occupo di bambini bisognosi, cani abbandonati o fame nel mondo. Devo imparare a superare i miei limiti e chiedere senza vergognarmi. Se ho bisogno, devo imparare a chiedere. La richiesta di aiuto è un atto di umiltà.

  • Quarta cattiva abitudine. Bollettino nel thank you? No, dai…! Quante volte mi sono sentita rispondere così: Ha già donato, dai… non esageriamo. Non è il caso. Sbagliato. È dimostrato che un donatore appena acquisito è più sensibile e coinvolto e parte di essi rinnovano il dono, se richiesto. La mia risposta è molto semplice:

lascia al donatore la possibilità di scegliere se rinnovare il dono oppure no. Tu fai il tuo: tuo compito è fornirgli la possibilità di scegliere dandogliene l’opportunità. Se scegli per lui e gli fai i conti in tasca per eccessivo zelo, il problema è tuo, non suo.

E tu, con quali cattive abitudini di tocca fare i conti? Raccontale qui ;) .

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