Ho pensato molto se scrivere o meno questo post. Ci ho riflettuto a lungo. Chi mi conosce bene sa come sia cambiato il mio approccio ultimamente. Sono diventata, per così dire, più moderata. Ho quindi bandito per quanto possibile l’approccio polemico e di pancia, preferendo un atteggiamento più maturo e calmierato. Queste poche righe, dunque, andranno in questa direzione ma ciononostante sento la necessità di scriverle perché ho bisogno che qualcuno mi aiuti a capire.
Il risultato di #fuorileliste del #5×1000, la grande campagna promossa dal gruppo Fundraisers d’Italia, con in testa, desidero ricordarlo perché a loro va il merito, Daniela Motti e Fabio Ceseri, ha ottenuto un grande successo. A poche ore dal lancio, la sollecitazione all’Agenzia delle Entrate ottiene l’attenzione che merita e le liste vengono finalmente pubblicate.
In tutto questo, Assif, l’associazione italiana dei fundraiser, non c’è stata, salvo comparire con un timido twitt e un post di adesione su Facebook alle 3 del pomeriggio quando ormai l’azione collettiva stava per raggiungere il suo scopo. Assif, quindi, è mancata nel sostenere l’iniziativa, è mancata nel promuovere l’iniziativa, è mancata nel comunicare i risultati dell’iniziativa.
Ma, soprattutto, non è stata al fianco dei fundraiser che ne hanno avuto l’intuizione. Silenzio. E non è la prima volta.
Succede ora ed è successo nel corso degli ultimi mesi in merito alla Riforma del terzo settore e all’inserimento del fundraising del ddl (all’art. 9, giusto per ricordare), iniziativa che ho personalmente lanciato l’estate scorsa e condotto nei confronti dell’onorevole Luigi Bobba con il sostegno di un piccolo gruppo di fundraiser e che è stata portata a termine con l’approvazione dell’emendamento sostenuto dall’onorevole Edoardo Patriarca.
Anche su questo, silenzio, nonostante una comunicazione e coinvolgimento costanti. Non una riga. Non una parola.
Assif non c’è e non c’è stata.
Ma ho fatto spallucce nel momento in cui, all’ultimo Festival del Fundraising, mi è stato chiesto da più parti perché il presidente dell’associazione dei fundraiser non ne avesse parlato durante il suo discorso. Ma in fondo, non ero io la persona a cui rivolgere questo tipo di domande, mi pare.
Ho a cuore il fundraising e i fundraiser. Ho, come molti, una passione vera e viscerale per il mio lavoro che manifesto come posso e quando posso, contribuendo, nel mio piccolo, a far crescere la cultura della raccolta fondi di casa nostra. Ciononostante, credo ci sia qualcosa che non torna se un ministro del Governo Renzi chiama me per avere un parere sui dialogatori in Italia e sul loro possibile inquadramento.
Quindi, ma perché l’Assif in queste cose non c’è?
Sono certa vi siano dei validi motivi ma in questo momento mi sfuggono. E se te lo stai domandando, la risposta è sì, sono socia Assif. Perché? Perché sono convinta che è solo stando in rete e sostenendosi a vicenda che le cose si fanno. Oggi, noi fundraiser, lo abbiamo dimostrato una volta di più. E questo è un pensiero condiviso. Almeno credo…
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