Una delle cose migliori che un’organizzazione nonprofit possa fare al termine di un periodo di raccolta è quella di raccontare risultati e impatti. Questo periodo ad esempio, quello che vede noi italiani alle prese con la dichiarazione dei redditi e la scelta del 5×1000, è uno di questi. Questo momento, poi, coincide con quello dell’assemblea ordinaria per l’approvazione del bilancio, occasione di rendiconto per eccellenza verso le comunità interne.

Fermo restando che alcune organizzazioni si trovano alle prese, per obbligo, con la stesura del bilancio sociale, sono purtroppo ancora molte quelle che non prestano particolare attenzione alla possibilità di comunicare all’esterno quanto fatto. Sebbene non vi sia per tutti un’imposizione, in questi lunghi anni di attività ho avuto conferma che promuovere la trasparenza, sebbene non per tutti sia obbligatorio, premia.

Rientra tra quelli che definisco “obblighi morali”, un dovere nei confronti del donatore di cui tu ti fai portavoce.

Come farlo è anche piuttosto semplice, l’importante è farlo. Qui di seguito, ti do un’indicazione di massima da personalizzare secondo peculiarità e possibilità.

Cosa e come comunicare?

Ogni ente deciderà cosa preferisce comunicare ma le cose che proprio non possono mancare sono:

  1. descrizione degli obiettivi sociali;
  2. informazioni sul raccolto e sugli investimenti fatti sui progetti;
  3. progetti realizzati;
  4. informazioni su come continuare a sostenere l’attività.

Arricchisci il rendiconto con le storie di donatori, beneficiari e volontari. Ancora, accompagna i contenuti con belle immagini capaci di coinvolgere emotivamente il donatore.

Attraverso quale strumento?

Ognuno utilizzi i mezzi che ha e gli strumenti con cui ha più confidenza:

  • un power point da sfogliare;
  • un’infografica;
  • una video-grafica;
  • un video-racconto;
  • una relazione più puntuale e discorsiva su un documento word;
  • una newsletter realizzata ad hoc;
  • una semplice lettera da mandare a casa o per posta elettronica.
  • perché no (!?), un’integrazione tra i precedenti da usare a seconda dei target ai quali rivolgersi e delle situazioni.

La ricchezza dei contenuti dipende dall’entità del periodo che desidero rendicontare e dalla ricchezza di quanto ho a disposizione.

È comunque sempre buona norma tenere traccia dei risultati di quanto prodotto per due ordini di motivi:

  • da una parte, ci permette di analizzare puntualmente il trascorso, evidenziando i punti di forza e di debolezza in modo da capitalizzarli per il futuro;
  • dall’altra, questi rendiconti diventano uno strumento per tenere traccia “del tanto buono che si fa” che a volte, impegnati nel fare, si finisce per dimenticare.

Insomma, raccontare puntualmente diventa anche una buona pratica per fare archivio e contribuire a costruire una storia di valore, la nostra.

Per concludere…

Va sempre ricordato che le risorse continuano a essere di proprietà del donatore e, da questo, “prestate” per uno scopo. Si tratta, a ben vedere, di un patto tra gentiluomini non scritto che non va disatteso. Pena la nullità del patto e la volatilità del “prestatore” verso altri lidi ritenuti, magari a torto, più sicuri e corretti.

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