Qualche sera fa, io e la mia famiglia siamo stati invitati a cena a casa di amici. Non capita più spesso come prima, complici un bimbo piccolo e un po’ di pigrizia che il più delle volte ha la meglio. Be’, fatto sta che ci prepariamo per la serata, accompagnati – come di regola – da un buon dolce per ringraziare dell’ospitalità.
Ci presentiamo puntualmente. Ritardo è scortesia. Prendiamo posto in sala. Suona il campanello. Altri ospiti, penso. Grande festa. Evviva! I nuovi giunti si presentano con grandi borsoni. La signora, di tutto punto vestita, apre il primo. Ne estrae un faldone. Lo adagia sul banco… Sorpresa! Scende il gelo. Senza farcene cenno, i nostri ospiti ci avevano invitati a una dimostrazione di batterie di pentole! Due sole alternative:
- Soluzione A: pensare che sia uno scherzo di cattivo gusto e togliere il disturbo.
- Soluzione B: ingoiare il rospo e proseguire nella farsa.
Be’. Abbiamo optato per la soluzione B, per rispetto di quei poveretti che erano lì per fare il loro lavoro e, come noi, presi in castagna e al nostro stesso livello di imbarazzo. Abbiamo atteso pazientemente per due lunghissime ore che questo strazio finisse. Tra una pera e un cavolfiore bollito. Sottoposti a un interrogatorio sulle nostre – per l’occasione banalissime – permormance in cucina e la cultura in fatto di benessere alimentare. Giunti al termine, al mio rifiuto a rilasciare i dati personali per il prosieguo in altra data delle trattative, una stizzita e alquanto infastidita signora se n’è andata borbottando e portandosi dietro l’importante dono che mi era stato promesso agli inizi del teatrino. Pazienza, mi son detta. Fortuna la torta l’avevam portata noi! Sennò sai che festa!
Da quest’esperienza mi sono però portata a casa un po’ di materiale intangibile su cui lavorare, come a dire: tutto serve e tutto insegna.
L’amicizia è un bene prezioso. Per crescere e maturare ha bisogno di impegno, lealtà, reciprocità, correttezza, fiducia. Deve essere funzionale a sé e all’altro. Rifugge da comportamenti opportunistici e strumentali. Fonda le sue radici nei concetti di condivisione e partecipazione. Il parallelismo alle cause sociali è immediato.
Un’organizzazione sarà tanto più capace e tanto più produttiva tanto più avrà caro e cullerà il patrimonio reale che ha: la persona e i suoi valori. Tutto questo ha un solo nome: trasparenza. Una trasparenza non solo contabile naturalmente. Una trasparenza di messaggio. Di animo. Di comportamento. Nei confronti di un donatore, di un volontario, di un collaboratore, di un beneficiario.
Sono quattro in particolare le riflessioni che ho fatto sulle modalità di comunicare a beneficio della relazione e che potremmo inserire sotto la definizione nuova e più appropriata di “marketing morale”. Ve le propongo qui:
- COMUNICA SEMPRE CON CHIAREZZA QUALI SONO I SERVIZI REALI CHE LA TUA ONP OFFRE ALLA COMUNITA’. C’è sempre un motivo che anima la costituzione di un ente. Gli obiettivi sono quelli riportati in statuto. Non altri. Focalizzali e focalizzati. Non si può essere al servizio di tutti. Fornisci sempre dati concreti agli stakeholder. Elabora report che siano rintracciabili con facilità. Fatti questa domanda: cosa succederebbe se l’ente cessasse di esistere?
- COMUNICA SEMPRE CON CHIAREZZA QUALI SONO I TUOI BISOGNI REALI. Datti una scala di priorità. Quantifica. Rendi misurabili e raggiungibili i tuoi obiettivi. Il resto è plus. Fatti questa domanda: di chi e di che cosa ho effettivamente bisogno per raggiungere i miei scopi?
- COMUNICA CON CHIAREZZA QUALI SONO I BENEFICI REALI PRODOTTI. Cambia prospettiva. Prova a pensare a quello che offri alla comunità in termini di prestazione con valore aggiunto e non più solo di servizio tout court. Fatti questa domanda: qual è il maggiore vantaggio, in termini di impatto nel lungo periodo, che la comunità trae dalla nostra attività caratteristica?
- COMUNICA SEMPRE CON CHIAREZZA QUALE SARA’ IL TUO GRAZIE. L’aspetto gratificatorio non va sottovalutato. L’impegno alla causa, di qualsiasi natura e con livelli diversi, va trattato nella propria unicità. Fatti questa domanda: cosa mi aspetterei se fossi nei panni del mio interlocutore?
Se la comunicazione è semplice, i feed-back arriveranno altrettanto semplicemente.
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