Il 30 giugno nel web si festeggia il Social Media Day (follow: @mashSMday e #smday). La Rete è in moto e sono davvero tante le iniziative in corso in queste ore. Nel mio piccolo, ho chiesto a protagonisti, colleghi, blogger e amici del nonprofit cosa pensano dei social network. In particolare, quale sia l’aspetto che trovano più interessante o, comunque più rilevante, e che uso ne fanno nella loro professione.

I loro pensieri li ho raccolti qui.

Dico grazie a chi, pazientemente, ha accolto il mio invito rendendosi protagonista di questo angolo del Terzo Settore Virtuale con un post, un twitt, un messaggio privato.

Eccoli:

@rbonacina, Riccardo Bonacina, Vita

Cosa preferisco e cosa temo, e sono la stessa cosa, ma per fortuna in mezzo ci siamo noi, il nostro io e la nostra capacità di dire tu e di fare esperienza.
Cosa preferisco
La capacità delle piattaforme di disaggregare e riaggregare le appartenenze e le organizzazioni creando condensazioni nuove intorno a interessi, biografie, passioni, campagne. La reattività sugli eventi e la velocità di condensa che spesso dà luogo a mobilitazioni. Il loro accorciare la filiera dell’impegno bypassando le strutture e troppo spesso le sovrastrutture.
Cosa temo
Il dar vita a puri aggregati umani senza legami orizzontali, che consumano l’evento che li suscita e, con esso si consumano. Non hanno territorio, non hanno storia, non hanno legami.
Ognuno va all’appuntamento con gli altri portando la sua solitudine. Sono solidali su un punto, il twett, il like, ma pronte a sbranarsi su tutto il resto. Si riuniscono all’improvviso, in uno spazio e poi si disperdono. Che cosa resta? Resta la solitudine.

@MCoenCagli, Massimo Coen Cagli, Blogfundraising.it

4+4 caratteristiche dei social media che il nonprofit deve conoscere

E’ il mezzo di comunicazione principale del nonprofit perché è tendenzialmente libero e democratico, economico, interattivo riconoscendo un ruolo essenziale a tutti gli attori del processo di comunicazione senza il quale il media non è “social”. E’ lo strumento principale per chi ha idee e progetti e voglia costruire attorno ad essi una comunità. Ma, attenzione, è a-istituzionale (non apprezza l’affermarsi di istituzioni nel sistema di comunicazione e le nonprofit sono istituzioni), scarsamente attendibile (nel breve termine) perché non ha una capacità autonoma di valutare le competenze di chi vi accede, e ha la caratteristica di rendere obsolescenti in brevissimo tempo i contenuti veicolati. Per cui è ottimo per il non profit a patto che vi sia una forte responsabilità sociale e culturale nel suo uso. E non dimentichiamo che il mezzo è il messaggio (Mc Luhan) ma non sostituisce il suo contenuto (sempre Mc Luhan). Per cui se nei social media ci mettiamo mondezza, i social media saranno mondezza.

@pochetsi, Silvia Pochettino, Volontari per lo Sviluppo

L’incontro con persone che credono e lavorano per gli stessi ideali. Creazione di comunità.

@ONGpanettiOnlus, Fondazione Panetti Onlus

I social sono per noi l’unica risorsa opensource che ci permette di avere tanta visibilità.

@uidu_org, Uidu

Avvicinare realtà diverse e presenti in territori diversi, proprio come accade con uidu :) Dal sud al nord.

@funnyraiser, Eleonora Terrile

Annullare le distanze geografiche e fra associazioni/beneficiari/donatori/prospect.

@chicasablan, Chiara Casablanca

I social offrono spazio a tutti: ONP grandi e piccole possono interagire senza differenze. Non si bada al “marchio”.

@mattiadellera, Mattia Dell’Era

I social network: un mondo di opportunità

I social network sono l’estensione naturale di internet, la semplicità di interagire e connettersi con altre persone ha reso e renderà sempre migliore la condivisione e la crescita delle persone. La cosa che in tutto questo amo particolarmente dei social network è che ti offre vere e proprie possibilità!
Basta saperle cogliere e saperle condividere.

@marcobettega, Marco Bettega

L’occasione di una finestra sul mondo, l’opportunità di seguire persone/argomenti speciali!

@NoidiVidas, Associazione Vidas

La possibilità di dibattito culturale su tematiche rimosse o dimenticate e il contatto diretto con i (potenziali) sostenitori.

@Roby_BB, Roberta Tocchio

La possibilità di dialogare in modo aperto e trasparente con i sostenitori e far conoscere davvero chi ci lavora dentro :)

@dontyna, Donata Columbro

i sm sono conversazione, ascolto, scambio, luogo di incontro. In pratica, l’habitat naturale delle organizzazioni nonprofit!

@CesviPresident, Giangi Milesi, Cesvi

“il mondo è talmente vario che è impossibile conoscerlo” parola di Kapuscinski! Ma Cesvi è un grande osservatorio.

@Simona_Biancu, Simona Biancu

Raccontare e condividere le proprie storie.

@claromy82, Claudia Romeo

E’ interessante la diffusione e la condivisione delle cause e la facilità di stare più vicino alle persone.

@forkidsforlife, For Kids For Life

Condividere. Costruire. I social ed il Fundraising.

@RossellaSobrero, Rossella Sobrero, Koinetica

Velocità. Democraticità. Superficialità.

Tra le caratteristiche che considero positive vi sono la velocità e la democraticità.
La velocità perché consentono di rispondere in tempo reale ai problemi e permettono di cogliere alcune opportunità.
La democraticità perché consentono a tutte le organizzazioni creative e innovative di far sentire la loro voce.
Una possibile criticità è rappresentata  dal  rischio di superficialità nell’affrontare le diverse tematiche.

@Bomprezzi, Franco Bomprezzi, Vita

I social media facilitano l’inclusione sociale

I social media sono uno strumento potente per uscire dalla specializzazione di una comunicazione che si rivolge solo alla rete di chi già condivide uno specifico contenuto. Sono utilissimi per effettuare un’operazione simile al book crossing: si depositano idee e competenze che si scambiano continuamente con soggetti diversi, costruendo una piattaforma di possibile, reale, inclusione sociale.

E naturalmente, non potevo che concludere con Gianluca, noto blogger e tra i promotori dell’iniziativa di sensibilizzazione e fundraising a favore della città di San Felice sul Panaro (MO) colpita dal terremoto: iniziativa che io stessa ho deciso di sostenere (su Twitter la trovi qui: #sanfelice #terremoto; su questo blog, qui).

@gluca, Gianluca Diegoli, Minimarketing.it

Una parola? Efficacia!

Quale altro modo avrei avuto per far avere 5.000 visite al giorno su terremotosanfelice.org?
I primi giorni il 90% dei contatti arrivava da Facebook e Twitter.
Il resto lo trovi qui :)

Insomma. La comunicazione è cambiata in modo radicale. Il web prima e i social media poi hanno modificato il nostro orizzonte e il modo di percepire il mondo. Tutto è più vicino, sebbene intangibile. Tutto è più veloce. Le relazioni, però, sono tutt’altro che virtuali. Così come reale è l’influenza sui comportamenti. Il nonprofit, lo si legge, è sempre più consapevole e pronto ai nuovi cambiamenti. Con la giusta commistione tra curiosità, fiducia e un po’ di prundenza.

La parola a te ora: qual è l’aspetto che ritieni più importante nell’utilizzare i social media in ambito nonprofit? Facci sentire la tua voce. Scrivi qui i tuoi pensieri.

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