Le tasse già destinate sono i motivi per cui raccogliere donazioni per una pubblica amministrazione diventa affare complicato ma, allo stesso tempo, di grande interesse, oltre che sfidante, per il fundraiser maturo. Ma c’è altro.
Annalisa Lalumera, consulente di fundraising con una solida e lunga esperienza nella raccolta fondi e strategia applicata agli enti pubblici, ci racconta limiti e benefici del fundraising rivolto a questa categoria di attori sociali. Il primo post di una serie dedicata su cui ancora non si è scritto molto ma che vale la pena investigare. Buona lettura.
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Negli ultimi tempi, a seguito di una prassi consueta in molti Paesi oltreoceano ed europei, si assiste anche in Italia a un partenariato crescente tra amministrazione pubblica e il settore privato, introducendo un nuovo approccio che non consiste unicamente in un incremento delle risorse destinate a progetti specifici, ma in un rapporto di maggiore collaborazione dei privati intesa in termini più di partnership che di sussidiarietà.
In questo particolare momento economico in cui gravitano le amministrazioni pubbliche di tutta Italia, il reperire fondi da privati e imprese permette di realizzare progetti e iniziative altrimenti non concretizzabili.
L’obiettivo primario che ci si prefigge è la costituzione di un sistema coerente per la raccolta fondi che aiuti a consolidare le esperienze maturate e a costruire relazioni significative con potenziali donatori, sostenitori e sponsor facendo in modo che le partnership non si esauriscano con la donazione per lo specifico progetto bensì continuino nel tempo sostenendo lo sviluppo e le attività proposte in risposta ai bisogni della comunità locale.
La raccolta fondi è infatti un processo che necessita di una perfetta integrazione operativa con le attività dell’Ente e di un’attività di pianificazione strategica.
Poiché i progetti che verranno scelti sono strettamente legati con l’intero impianto della comunicazione dell’Ente, risulta evidente quanto questa iniziativa influisca sulle scelte di visibilità e di promozione dell’Amministrazione che diventa protagonista assoluta di questa moderna fase di trasformazione in grado di modificare la propria comunicazione da costo a risorsa, evolvendo la propria immagine a plusvalore sia economico che qualitativo.
Il legislatore ha aperto le porte ai rapporti tra pubblico e privato per il reperimento di fondi, anche se vincolati al rispetto di tre condizioni:
- devono essere diretti al perseguimento di interessi pubblici;
- devono escludere qualsiasi conflitto di interesse tra attività pubblica e attività privata;
- devono comportare risparmi di spesa per le amministrazioni coinvolte.
Nonostante questa legge sia datata ormai 1999/2000, poche amministrazioni l’hanno presa seriamente in considerazione. Molte non la conoscono neppure. Le figure interne alla PA non hanno competenze adeguate e non sono state preparate per questo tipo di attività.
Alcuni Direttori Generali, Sindaci e Presidenti hanno colto quali opportunità si aprono sviluppando la raccolta fondi e hanno inviato i dipendenti a corsi di formazione ma sono ancora pochi. I corsi, dal canto loro, sono sicuramente istruttivi ma non riescono ancora a trasmettere a persone abituate a lavorare dentro la più totale burocrazia, il metodo di lavoro più opportuno.
È dunque fondamentale creare un apposito settore all’interno dell’attività dell’Amministrazione finalizzato a evitare l’eccessiva frammentazione delle proposte e dei contatti con gli sponsor o donatori che possono creare situazioni di confusione e sovrapposizione, privilegiando invece quanto ritenuto più strategico in una valutazione più ampia.
I dipendenti individuati a questo fine necessitano dell’affiancamento di un consulente che operi nel rispetto di precisi principi etici e attento al conflitto di interessi. Purtroppo però le PA non possono firmare consulenze per esigenze di spending review e quindi bisogna trovare un altro sistema di collaborazione.
Negativa e controproducente è anche la scarsa fiducia che vi è all’esterno dovuta anche ai ripetuti scandali di alcune amministrazioni pubbliche che creano danno anche a quelle più virtuose. E ancora quello che proprio blocca i programmi e non invoglia certo i possibili finanziatori, è la troppa burocrazia che deve sempre girare attorno ad ogni singolo progetto. Il pubblico dovrebbe ragionare e comportarsi, nei limiti chiaramente del suo ruolo, come il privato.
Le opportunità per la raccolta fondi nelle PA sono moltissime: dai beni culturali, spesso a gestione pubblica, alla sanità, dove sarebbe davvero facile creare campagne di comunicazione sociale e ricerca di donazioni; dalla scuola, dove cresce l’esigenza di reperire fondi, all’Università, ai comuni, dove donazioni, sponsorizzazioni, pubblicità e progetti di fundraising veri e propri potrebbero risolvere tanti problemi.
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GUEST POST. Txs to: Annalisa Lalumera, Consulente di Comunicazione- Marketing, Fundraising. Una stretta collaborazione con il Ministero della Funzione Pubblica, le ha permesso di portare presso molte Amministrazioni d’Italia, la propria esperienza nell’ambito della comunicazione e del reperimento di risorse finanziarie alternative e integrative per le Pubbliche Amministrazioni. In ambito formativo svolge attività di formazione da più di 20 anni, presso molte realtà nazionali, in collaborazione con importanti Centri Studio, Università e Ministeri. È membro di EUconsult Italia.
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