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Il capitale sociale è un asset intangibile e di valore inestimabile per qualsiasi organizzazione. Va individuato, coltivato e valorizzato prima ancora di avviare qualsiasi ulteriore azione magari più creativa ma che, a conti fatti, risulterebbe probabilmente meno efficace. Anna Fabbricotti, docente a Startup Fundraising, con la sua lunga esperienza in gestione delle relazioni e donna dai modi pacati e amabili ma non per questo meno determinati, in questo post ci spiega i motivi per cui dobbiamo investirvi tempo e attenzione.

Buona lettura.

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C’è un capitale che non compare nei budget ma fa ricca un’organizzazione: è il capitale sociale.

Non voglio tornare sulla polemica scatenata dalla strana raccolta fondi fatta da Fedez e moglie in occasione del loro matrimonio. Ma è da lì che vuole partire una mia piccola riflessione.

Nel nostro settore si parla molto, e giustamente, di Capitale sociale. Ogni organizzazione ha il suo e su quello si può costruire una buona raccolta fondi, lo sappiamo bene. Ma non tutti sanno cos’è e molti dunque non lo sfruttano per quello che è.  Non è un semplice elenco di contatti. E’ qualcosa di più vivo di una conta di donatori.

Certo il capitale sociale è un concetto economico che indica l’insieme dei mezzi umani, materiali e soprattutto finanziari necessari allo sviluppo di un’impresa. Ma in sociologia, Pierre Bourdieu, importante sociologo e antropologo francese dei nostri giorni, lo ha definito come

la somma delle risorse, materiali o meno, che ciascun individuo o gruppo sociale ottiene grazie alla partecipazione a una rete di relazioni interpersonali basate su principi di reciprocità e mutuo riconoscimento.

Ancora, Carlo Cottarelli, stimato economista ed ex commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica, nel suo ultimo libro I sette peccati capitali dell’economia italiana dichiara:

c’è un capitale che fa ricco un Paese ma non compare nelle classifiche di «Forbes». È il capitale sociale.

Perché dico questo? Perché il capitale sociale non deve mai essere confuso con un elenco di donatori. Il capitale sociale è il prodotto di un lavoro scrupoloso di costruzione di reti, di reputazione, di riconoscibilità, di identità, persino, che oggi passa anche online, ma non basta. E’ importante e giusto essere sui social network, imparare a usarli bene, ma se non abbiamo un solido capitale sociale,

se non siamo conosciuti e riconoscibili nelle nostre reti sociali, nel nostro territorio, nessun like si trasformerà in donazione.

E rischiamo di essere in perenne deficit di credibilità anche quando facciamo cose straordinarie come quelle che ogni giorno facciamo.

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Anna FabbricottiGuest post. Txs to Anna Fabbricotti. Da molti anni collabora e supporto piccole e medie organizzazioni nello start up della raccolta fondi e lavoro con Ong ed Enti Pubblici e privati per la realizzazione di progetti sociali, collaborando spesso direttamente con lo staff, e realizzando eventi e importanti iniziative. Anna Fabbricotti è docente della Fundraising Academy.

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