In questo nuovo inizio, siamo tutti carichi e pronti ad accogliere i frutti che l’anno appena cominciato ci porterà. Ciascuno di noi, ciascuno con il proprio vissuto, si pone obiettivi più o meno raggiungibili.
Per quel che riguarda me, ho messo nero su bianco sei propositi ai quali rivolgerò la mia attenzione in questo 2018. Li descrivo e ripeto quasi fossero un mantra, per darmi quell’energia di cui ho bisogno per fare bene d’ora in avanti e, perché no, più di prima.
1. CHIEDO. Io sono un donatore; un donatore anche piuttosto generoso, nel mio piccolo. Dono a differenti organizzazioni e non solo per coloro che mi danno fiducia. Dono per test e per amore. E per un fundraiser, test e amore non fanno molta differenza. Testo, confronto, studio e imparo io per prima dalle organizzazione a cui dono. Chiedi e ti sarà dato, si dice. Dunque, non smetterò di chiedere! Anche se penserò di aver chiesto abbastanza. Anche se penserò che non sia il caso. Anche se penserò che, tanto ha già donato. Anche se mi dico, ma ha già donato! Non smetterò di chiedere. Se smetto, ho già perso. Se smetto, non sto facendo bene il mio lavoro.
2. MISURO. Se il fundraising è un lavoro essenzialmente creativo, la riuscita di una campagna si fonda sulla pragmaticità degli interventi proposti. Mi prendo il tempo per stendere il piano, individuando ex ante gli indicatori più idonei che andrò a standardizzare per rendere omogenea la lettura dei risultati da analizzare ex post. Così facendo, vedrò migliorare il mio lavoro e i risultati raggiunti giorno dopo giorno, campagna dopo campagna.
3. DIVERSIFICO. Provo, testo, confronto. Esco dall’ordinario. In una parola, oso!
OT. Qualche giorno fa, sul blog di FrancoAngeli parlavo appunto del pensiero laterale del fundraiser e della sua capacità – oltre che compito – di stimolare il senso di appartenenza. Se vuoi, puoi approfondire a questo link.
4. MI FORMO. La curiosità e la formazione sono indispensabili compagne di un cammino professionale vincente. Leggo un buon libro, cerco sul web, mi aggiorno, mi confronto coi colleghi, seguo seminari e convegni, on e offline. Insomma, cerco di essere sempre up to date perché la mia è una professione in continua evoluzione e l’aggiornamento è qualcosa da cui non posso prescindere.
5. MI INFORMO. Non so tutto e non ho la presunzione di sapere tutto ma faccio di tutto per essere preparata. Se non so qualcosa, prendo tempo e mi informo per rispondere con consapevolezza. Se non so qualcosa, o ho il dubbio di non aver capito, chiedo per chiarire. Nella formazione, mi circondo di persone competenti che ne sappiano molto e siano dei professionisti della loro materia perché solo grazie alla qualità di quanto ciascuno di loro sarà in grado di dare, avrò la certezza di offrire sempre il massimo e di trarre il massimo della soddisfazione. Mi circondo dunque di persone capaci che mi permettano di raggiungere alti standard qualitativi e mi fermo a pensare se quanto ho da offrire soddisfa le attese o se posso fare di più. Alzo l’asticella della pretesa e lo faccio prima di tutto per me.
6. PERSEVERO. Tutto e subito non è possibile. Tutto e subito è un’illusione. Nel lavoro, chiedo mi vengano garantite tre cose: tempo, fiducia, budget. In mancanza di una di queste tre cose, l’insuccesso è prevedibile. L’insoddisfazione anche. Ma il tempo, la fiducia e il budget costano fatica. Sono elementi che vanno alimentati giorno dopo giorno, conditi da passi avanti che quotidianamente valorizzo e infondo di entusiasmo. Mi è stato detto che essere fundraiser è il lavoro più bello del mondo ma nessuno mai mi ha detto che fare fundraising sarebbe stato semplice. Mi armo dunque di sogni, speranze, studio e tanta buona volontà. Sbaglierò, questo è probabile che accada. Ma se dovesse accadere, date queste premesse, avrò la certezza di averci provato mettendoci tutta me stessa, con serietà e dedizione.
E ora parto per un 2018 radioso, me lo merito!
Buon anno, fundraiser!