Ogni professione ha proprie caratteristiche e regole ben precise a cui risponde. Quella del fundraiser non fa eccezione. In questo post, provo a sintetizzarne l’essenza, riducendo (si fa per dire) a 5 le doti che caratterizzano, a mio modo di vedere, il professionista della raccolta fondi. Ciascuna peculiarità esposta è punto d’arrivo di un ragionamento più ampio e complesso che presuppone riflessioni e implicazioni ulteriori e intriganti su cui sono solita soffermarmi durante le mie sessioni formative in aula. Chi c’è stato, lo sa!
Eccole brevemente:
- Proattività. Chiedi, chiedi, chiedi. Chiedi sempre e con regolarità. Non conosco fundraiser timidi. Se sei un timido, forse è meglio che ti dedichi ad altro. Magari potresti occuparti di bandi, chiusi in modo particolare, perché un bando aperto prevede, in molti casi, un impegno proattivo verso una fondazione o qualsivoglia ente erogativo. Il fundraising è, in primis, relazione e le relazioni richiedono la disponibilità a mettersi in gioco in prima persona.
- Analisi. La strategia ha un ruolo fondamentale nella riuscita di un’azione di fundraising. Bisogna imparare a prendersi il tempo per analizzare lo stato dei fatti e le opportunità effettive da esso derivanti. La tua efficacia sarà direttamente proporzionale al grado di accuratezza che metterai nel pianificare le attività.
- Prospettiva. Il fundraising è un approccio strategico con azioni che generano impatto nel lungo periodo. Tale approccio è efficace nella misura in cui presuppone che vi sia una conferma di una scelta di dono. Questo è un indicatore di cui devi necessariamente tenere conto e che devi provare a prevedere ex ante, per poi misurarlo ex post. Tutto il resto è una botta di fortuna.
- Semplicità. Gli aspetti di comunicazione vanno gestiti con cura e senza sovrastrutture eccessive. Il tuo grado di notorietà, percerzione, reputazione e valore dipenderanno in buona parte dalla tua capacità di costruire messaggi di senso. E’ opportuno ricordare, a tale proposito, che il senso è dato dal destinatario del flusso comunicativo. La tua comunicazione può essere la più bella del mondo ma se non tiene conto dei codici del target a cui si riferisce, rimane un esercizio di stile – talvolta molto oneroso – o poco più.
- Sintesi. Proponiti obiettivi specifici: uno per volta. Comunicali chiaramente individuando la specificità di ciascuno. Fatti questa domanda: perché, tra i mille progetti presenti, un donatore dovrebbe scegliere proprio il mio? Individua la risposta – che sia coerente e credibile – e lavoraci su. Siamo immersi in un overload informativo che ci rende indistinguibili l’uno dall’altro. La distintività diventa dunque indispensabile per emergere dall’entropia.
Qualche tempo fa, con il collega e amico Raffaele Picilli abbiamo pensato e steso un decalogo con le premesse per avviare un fundraising che abbia tutti i requisiti necessari per partire bene. Lo trovi a questo link ma puoi anche scaricarlo in pdf qui e usarlo per rinforzare le tue richieste, citando sempre la fonte, please :) . Ti servirà!