Il fundraiser ha bisogno di regole per salvaguardare la professione. Aggiungerei però l’aggettivo “serio”. Ci riprovo, dunque:
il fundraiser serio ha bisogno di regole affinché il suo lavoro venga salvaguardato dall’opportunismo e dagli improvvisatori.
Ebbene sì perché sono convinta che siano sempre di più le persone che fanno bene rispetto a quelle che agiscono per tornaconto personale ma sono poi queste ultime a inficiare il lavoro delle prime e a mettere in disussione la bontà di chi le regole le rispetta.
D’altro canto, la maggior parte delle organizzazioni sono serie e comprendono che il lavoro va retribuito. Tuttavia,
“provare” a percorrere una strada a costo zero è allettante, lo comprendo. “Poi si vedrà”, si dice.
Così, però, è rischioso, profondamente rischioso. Il rischio è di avvitarci in un meccanismo vizioso in cui a perderci è una professione che ancora è in via d’affermazione, checché se ne dica.
E allora servono regole, torno a dire, e metriche anche.
Regole e metriche per normare e misurare la qualità dell’offerta proposta, dell’output prodotto e dell’outcome che verrà.
Occorre essere seri e agire ora. Occorre farlo per una serie di motivi che espongo su La Zanzarella, il mio blog su Vita.it, che ti invito a leggere, condividere (se condividi il punto, naturalmente), arricchire o obiettare. Ti aspetto!
Buona lettura, collega.