È incredibile come il tempo stia volando. Giusto due anni fa, scrivevo dell’importanza del valore del dono e del suo significato dal punto di vista del donatore. Rimando al post d’allora per completezza perché troverai, penso, alcuni spunti interessanti. Credo tuttavia valga ora la pena completare questa riflessione con il punto di vista dell’ente. Di una cosa sono certa:
se la mia convinzione è errata, seppur in buona fede trasferirò un’informazione sbagliata e mi comporterò di conseguenza. Il risultato sarà, con buona probabilità, errato ma anche alla luce di ciò avrò la convinzione di star facendo bene.
Se è vero, come scrivevo, che c’è differenza tra regalo e dono, allo stesso modo è opportuno che i miei comportamenti organizzativi quale beneficiario di un dono siano coerenti con il senso di ciò che chiedo e ricevo.
Come in economia, anche nel fundraising il regalo non esiste.
Nel fundraising è sempre presente uno scambio, uno scambio che può avere anche una natura metaeconomica ma c’è e ne va tenuto conto: deve dunque essere chiaro che nessuno ti dà niente per niente, anche se l’impressione può essere quella.
Questo valore ha a che fare con la pretesa della trasparenza. Parlo di pretesa perché nel momento in cui una persona dona, l’impegno reale, oltre che morale, deve essere quello di dare spessore e soddisfazione all’atto con la consapevolezza che i soldi sono del donatore e non dell’organizzazione.
Il dono nel momento in cui arriva è un prestito con un fine: tuo compito è quello di una sana amministrazione; un concetto che a volte sfugge. Il donatore, nell’affidarti parte dei suoi averi, ti affida il suo cuore e, con esso, fa un atto di fiducia.
Dobbiamo sempre tenere presente quanto racconta il fumetto qui sopra: noi cresciamo attraverso l’aiuto che diamo agli altri. Non dimentichiamo di riconoscergli l’impegno, piccolo e grande che sia.
È sua la mano tesa alla quale aggrapperemo quando i tempi si faranno più difficili.
Guarda o ascolta: