Noto sempre una particolare attenzione nel far crescere la base dei potenziali donatori. Sul piano delle acquisizioni si investono parecchie energie e anche un bel po’ di soldi. Tutto giusto, ci mancherebbe. Una buona fanbase fa sempre un grande piacere, lo capisco. Il numero di follower può essere un buon indicatore se visto dall’esterno ma, guardando più a fondo, dobbiamo domandarci francamente se a un numero elevato di like in pagina corrisponda conseguente e reale interesse o se ci troviamo, diversamente, di fronte a un numero “sporco” e tutt’altro che di sostanza.
Al tempo stesso, noto che è piuttosto diffuso il dare per scontata un’altra categoria di persone estremamente importante quanto delicata: il target degli acquisiti. In questo basket, possiamo far rientrare per semplicità una serie di stakeholder, tutti rigorosamente key: i donatori ovviamente, ma anche i volontari, i dipendenti, i beneficiari.
È come se, una volta convertito, quel contatto diventasse quasi scontato. Ed è proprio lì che si annida l’errore.
Considerare un “dato acquisito” come un “dato di fatto” fa perdere di vista che è proprio nel momento in cui quel contatto diventa acquisito che comincia il lavoro più impegnativo: la sua cura.
Il mio invito è dunque quello di prendersi del tempo per analizzare come questo target viene curato, quante volte e attraverso quali strumenti. A monte c’è naturalmente la clusterizzazione perché ad ogni segmento deve necessariamente corrispondere un approccio distinto e definito.
Un consiglio, magari banale ma affatto scontato, è quello di non condividere lo stesso messaggio con tutti i dati presenti in database in modo indifferenziato. La comunicazione al target è uno degli aspetti più complessi e non perché sia complicato, semplicemente perché richiede un investimento di tempo non indifferente. Diventa tuttavia necessario: valorizzare il destinatario con un messaggio dedicato, è gratificante per chi lo riceve e stimola l’attenzione verso chi lo produce. Un buon modo di farsi ricordare, semplicemente.
Il Natale, il nuovo anno e le festività in genere sono il momento ideale: bene la newsletter di auguri generica a tutti ma poi un messaggio vocale, un videomessaggio al microtarget, un sms personalizzato, un whatsappino dedicato magari arricchito da una grafica che riconduca alla campagna istituzionale fanno tanto, tanto, tanto la differenza.
Un consiglio che vale sempre: qualunque sia la campagna che il vostro ente si appresta a realizzare, un occhio di riguardo va dato a questa categoria di persone. Il periodo di pausa che segue l’Avvento è il momento ideale per un’analisi critica di quanto fatto fino ad ora e quali accorgimenti prendere d’ora in avanti.
Perché, va ricordato, la prima cosa che un’organizzazione deve fare, la più importante, è investire del tempo per coltivare relazioni.
Buon Natale, con il cuore.
Elena
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