Quando nel 2005 mi sono iscritta per la prima volta ad Assif, il mio primo pensiero è stato quello di entrare a far parte di un gruppo di professionisti del settore. Non ci ho pensato due volte. Lo era allora ed è tuttora indubbio il ruolo che ha giocato nelle mie scelte di adesione il bisogno di sentirmi parte di un gruppo.
Sei anni più tardi, ho preso il mio posto nel Consiglio Direttivo insieme ad altri 10 colleghi. Non certo per presunzione di notorietà, parlo per me naturalmente, fundraiser in una fondazione dinamica ma di settore e blogger alle prime armi. Ero comunque preparata, pronta e disponibile ad assumermi le mie responsabilità. Con la volontà di mettermi in gioco nel gruppo alla guida della professione che amo. Con passione, tanta. Con competenza, altrettanta mi auguro. Con determinazione, forse troppa. Con qualche divergenza di vedute sulla strada da intraprendere, da mettere in conto.
Siamo solo all’inizio. Sono tanti gli aspetti su cui si sta lavorando ma quello del via ai gruppi territoriali è senza dubbio tra i più rappresentativi dell’attuale operato: espressione viva e vitale di una professione, quella del fundraiser, che ha tutta l’intenzione di emergere e di far sentire la sua voce. E questo è appunto l’intento di questo post: la volontà di capire chi sono, cosa rappresentano e qual è la forma che stanno assumendo. L’ho chiesto a loro e a loro va il mio grazie per aver pazientemente accolto il mio invito al confronto.
Emergono bisogni sostanzialmente diversi a seconda della Regione. Aspetto questo da cui il nostro fare associazione non può prescindere nel perseguimento degli obiettivi che ci siamo posti.
Scrive Annalisa Di Matteo, resposabile del Gruppo Territoriale Abruzzese:
Molte ONP, per la nobile buona causa che portano avanti, sono sì in grado di suscitare emozioni ma poi si perdono nel creare il senso di appartenenza. (…) Fare fundraising (ndr) nella regione in cui mi trovo, si tratta di un vero e proprio cambiamento culturale. Allo stesso modo, a questo discorso si collega il fondamentale aspetto nell’investire in risorse umane, in particolare nel fundraiser (…) quale figura chiave da cui non si può più prescindere.
Se per Annalisa l’aspetto educativo, in particolare interno, è il primo aspetto da trattare per favorire la maturità della nostra professione in Abruzzo, per Giulia Barbieri di Assif Umbria la visione è per certi versi più ampia e certamente più ambiziosa:
Desideriamo diffondere cultura e conoscenza del fundraising in Umbria, stimolando e accelerando la crescita e lo sviluppo in chiave moderna del Terzo Settore, alimentando Reti che facciano crescere il nonprofit regionale. Intendiamo promuovere il fundraising fra le organizzazioni, stimolando confronto e condivisione, diventando un punto di riferimento per il Terzo Settore regionale.
Network. Terzo Settore. Confronto. Condivisione. Riferimento. In un unico periodo, Giulia abbraccia concetti cari al manager del nonprofit orientato allo sviluppo. Da questo terreno muove le sue considerazioni Silvia Culasso, responsabile del Gruppo del Lazio:
Il gruppo punta ad aumentare la visibilità dell’Assif per avere più peso sociale (e anche politico, nel senso nobile del termine). (…) capace di farsi ascoltare, sia come qualità e visibilità nella comunicazione che procurando i mezzi per avere più peso quando serve. Tutto questo anche attraverso lo scambio e la diffusione (…) sia tra soci che tra i prospect. Riteniamo (infatti, ndr) importante allargare il numero dei sostenitori invitando eventuali soggetti di interesse più specifico. Stiamo definendo delle proposte operative per metterci subito al lavoro.
Dello stesso avviso è Giovanna Bonora, resposabile di Assif Lombardia che nel coivolgimento di terzi e nel fare gruppo vede la forza della Rete:
Fare gruppo sul territorio significa avere più occasioni di incontro e scambio di esperienze e (la possibilità di, ndr) coinvolgere istituzioni, organizzazioni e colleghi ancora estranei al nostro network. Con il fine di dare voce alle esperienze locali più innovative e significative e contribuire alla conoscenza – prima ancora, alla nostra stessa consapevolezza – del valore di questa professione.
Annalisa Gotti, responsabile di Assif Emilia Romagna, ci parla di totale allineamento con gli obiettivi di Assif Nazionale e in particolare:
l’azione formativa per e di fundraising, oltre, naturalmente, la promozione e la visibilità associativa attraverso incontri e partecipazione ad eventi pubblici nell’ambito delle reti locali provinciali.
Attività di lobby e costituzione di Reti di interesse per il benessere della professione sono quindi gli aspetti che stanno a cuore ai gruppi che si muovono nelle regioni in cui le organizzazioni di Terzo Settore sono, per così dire, più strutturate. Per Veneto e Piemonte le attese si fanno più vicine a quelle d’Abruzzo. Scrive Riccardo Friede, responsabile Triveneto:
Il salto di qualità a cui puntiamo per Assif, per la professione (e per noi!) è creare un format che (…) sia un valore aggiunto dal punto di vista formativo, di aggiornamento e di orientamento. (A ciò si aggiunga, ndr), l’opportunità di uscire da quel senso di solitudine che vive ogni figura professionale ancora poco conosciuta, poco raccontata e poco in collegamento con i suoi simili.
E di senso di isolamento della professione parla anche Vittorio Visetti, referente per il gruppo piemontese:
La motivazione di fondo che ci ispira è uscire dall’isolamento, condividere problemi e opportunità per crescere insieme, avere più conoscenza del Territorio per dare più visibilità ad Assif. I fundraiser che operano al di fuori dell’associazione sono ancora molti. Vorremmo scoprirli e portarli in Assif per valorizzarli. Il nostro gruppo nasce all’insegna dell’apertura e del coinvolgimento dei molti operatori che operano insieme e con il fundraising contribuendo a migliorare e, se possibile, sviluppare relazioni più proficue fra profit e nonprofit.
Non poteva naturalmente mancare il tema del miglioramento delle relazioni tra Secondo e Terzo Settore. Argomento che mi è caro. Ogni gruppo è consapevole del propri natali e ha ben chiara la visione. La missione poi la si ri-orienterà a seconda dei vissuti specifici.
Conclude Guya Raco, consigliere delegato al coordinamento dei gruppi territoriali, a cui ho chiesto di individuare e raccontare in tre punti qual è lo spirito che li accomuna partendo da expertise e volontà proprie:
- Dinamismo e la voglia di partecipare dando il proprio contributo per far crescere la professione e, di conseguenza, l’associazione.
- La voglia di confronto con i colleghi più esperti e di imparare dalle esperienze e competenze altrui, e quindi il sentimento di far parte di una “categoria professionale” in cui fino ad oggi ognuno faceva da sé.
- Il desiderio di partecipare al dibattito culturale sul fundraising e di conoscere i “propri simili” e, quindi, fare rete.
Abbiamo imboccato una strada, tutti insieme, con l’obiettivo unico di costruire una credibilità e un destino virtuoso a un lavoro che è cominciato così, un giorno, per puro caso e per puro caso abbiamo scoperto che questo lavoro aveva un nome, un cuore e un’anima pulsanti e che qualcuno ci ha spiegato significasse essere fundraiser…
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