In questo periodo, il rischio è quello di dire una marea di ovvietà. La situazione emergenziale porta un’ondata di solidarietà forse mai vista su cui occorrerà tirare le fila, prima o poi, perché elencare ora l’enorme ricchezza delle iniziative a supporto è pressoché impossibile.
In questa moltitudine c’è di tutto e questo tutto merita attenzione massima perché il rischio reale è la distrazione dei fondi.
La domanda è:
siamo maturi per affrontare questo stato di cose? La risposta è semplice: no. Non siamo pronti ad affrontarla, non tutti almeno, e non siamo capaci di scegliere con serietà chi vale la pena sostenere e perché.
Penso ormai sia più che evidente a tutti che il reperimento dei fondi è uno degli aspetti centrali non solo del privato sociale ma anche del pubblico. Oggi più che mai. Il confronto con colleghi racconta di professionisti che non hanno mai lavorato tanto come ora. La libertà di agire e di raccogliere sull’emergenza ha la priorità su altre logiche, mettendoli nella condizione di gestire mole ingente di denaro e strumenti mai come prima. La lungimiranza di alcuni porta a fare tesoro e a scoprire modalità per mettere a profitto questa situazione per il dopo.
Tuttavia, nella maggior parte dei casi, specie nel pubblico, si naviga a vista. Ancora una volta torno a dire che il fundraising non si improvvisa. E fundraiser non ci si improvvisa.
Cosa noto capitare, come sta capitando ora, quando ci si trova a gestire un’emergenza?
- L’avvio di iniziative da parte di persone impreparate a cui viene demandata il compito e data la responsabilità di raccogliere senza averne le competenze e senza conoscere le dinamiche del dono;
Cosa ci sarebbe bisogno e su cosa occorrerebbe intervenire poi?
- la necessità di adottare misure che sviluppino il fundraising anche nel pubblico: questo significa misure anche di tipo fiscale a favore e sostegno del dono (mentre si scrive, a favore dell’emergenza attuale sembra prendere il via il Decreto #CuraItalia, 16.03.2020).
Cosa è opportuno fare sempre?
- Diventa necessario vigilare e attivare meccanismi di controllo dei fondi. Nascono allora iniziative private come Covid19Italia.help o Italia Non Profit che meritano maggiore attenzione perché usate al momento solo da chi è già donatore consapevole. Vita stessa cerca di segnalare l’iniziativa privata. Trovi un elenco in aggiornamento costante qui.
Io mi domando:
ma com’è ancora possibile che, nonostante tutto, la raccolta fondi non sia ancora considerata attività strategica? O, diversamente, venga considerata attività residuale o gestibile senza opportune competenze?
Sta arrivando una enorme quantità di denaro tale che è possibile che una volta passata l’emergenza anche il fundraising rimanga un ricordo. Abbiamo purtroppo la tendenza a dimenticare.
Come Fundraising Academy abbiamo deciso di fare la nostra parte mettendo a disposizione di tutti alcuni consigli utili subito: ovvero, cosa dovrebbe fare un ospedale per avviare ora una raccolta fondi che non resti fine a se stessa e gli errori da evitare.
Ci vediamo online giovedì 19 marzo, dalle 16.30 alle 18.00 con me, Annalisa Lalumera e Sergio Conte per un free webinar su Zoom. Iscrizioni al link.
Guarda il video su YouTube.
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L’Academy ha sospeso la formazione in aula ma solo momentaneamente.
Noi crediamo nel confronto di presenza ma l’assenza prolungata dall’aula ci sta facendo riflettere sul trovare forme diverse e temporanee di condivisione. Ecco perché ci vediamo online.
#formiamocompetenze