
Nel momento in cui lanci, entusiasta, una campagna, se hai fatto le cose per bene è facile, e normale direi, vedere immediati risultati per poi notare un affievolimento poco dopo. Insomma, da picco a picchiata, poi stabilità. Questo andamento è fisiologico, come fisiologico è un comportamento che ci accomuna tutti, quello di soffermarci a osservare l’effetto immediato senza spingerci un po’ più in là, ovvero all’analisi di quel piccolo effetto secondario che scaturisce dal primo e che, a sua volta, innesca un terzo, poi un quarto, e così via. È ciò che viene definita catena degli eventi, una dinamica che nel linguaggio della valutazione trova oggi spazio sotto espressioni come “teoria del cambiamento” o “catena del valore”. Ma più semplicemente, potremmo definirla come il succedersi di conseguenze, intenzionali e non, che derivano da un’azione iniziale.
Non è un concetto astratto. È qualcosa che ogni ente dovrebbe imparare a osservare, misurare e valorizzare. Perché a volte l’impatto vero non è dove pensavi di trovarlo.
Perché vale la pena osservare la catena degli eventi?
Ogni azione ben pensata mira a un risultato specifico, ma l’ambizione di un’organizzazione non si esaurisce nel produrre effetti diretti. Ci è chiaro che il nostro desiderio più profondo è quello di lasciare un segno nel tempo, di trasformare contesti, attivare processi. E questo porta con sé l’imparare a spostare lo sguardo dal “cosa abbiamo fatto” al “cosa è successo dopo”. Necessariamente, se non vogliamo arenarci al risultato primario.
Osservare la catena degli eventi serve a:
- cogliere effetti non previsti ma dagli effetti significativi;
- evitare conseguenze indesiderate e correggere la rotta con piani B pensati ex ante;
- comprendere se l’impatto è circoscritto o sistemico;
- raccontare con maggiore efficacia il valore del proprio operato.
Un esempio semplice per capire
Un’associazione promuove laboratori pomeridiani gratuiti per ragazzi a rischio di dispersione scolastica. Obiettivo: offrire un’alternativa educativa al tempo vuoto e migliorare la frequenza scolastica.
Nel breve periodo, i dati mostrano che la partecipazione è alta e che i ragazzi frequentano di più la scuola. Ma dopo qualche mese accade altro:
- alcuni genitori, vedendo i figli più motivati, iniziano a partecipare alle riunioni scolastiche;
- una scuola propone di co-progettare attività con l’associazione;
- una biblioteca comunale offre spazi e libri per rafforzare il progetto;
- i ragazzi più grandi diventano tutor dei più piccoli.
Ecco una catena di eventi virtuosa che non era necessariamente scritta nel progetto iniziale, ma che rappresenta un valore immenso, difficile da prevedere ma fondamentale da riconoscere.
Vademecum per leggere (e utilizzare) la catena degli eventi per bene
- Definisci gli assi strategici
- Quali sono le linee guida della tua azione?
- Quali ambiti vuoi attivare o trasformare (es. educazione, cittadinanza, lavoro, benessere relazionale…)?
- Traccia il prima e il dopo
- Cosa accade nel contesto prima dell’azione?
- Quali trasformazioni osservi nel tempo, anche se non le avevi previste?
- Mappa le connessioni
- Quali attori nuovi entrano in gioco?
- Quali collaborazioni, comportamenti, processi si attivano grazie al progetto?
- Individua i punti di svolta
- Cosa ha funzionato da leva, da snodo generativo?
- Quale azione ha creato uno spostamento che ha influenzato le successive?
- Racconta la complessità con semplicità
- Le catene degli eventi non sono elenchi infiniti, ma storie concatenate.
- Impara a raccontarle come evoluzioni, mettendo in luce ciò che si è generato “oltre” gli obiettivi formali.
Attenzione: la catena degli eventi non è sempre positiva. Esistono anche effetti collaterali indesiderati che, se non osservati, possono danneggiare il lavoro fatto. Anziché creare un circolo virtuoso, ne produce uno vizioso. Un esempio per chiarire: un progetto che crea dipendenza invece che autonomia. Oppure un intervento che genera competizione tra beneficiari. Anche questi sono segnali da intercettare, leggere e usare per migliorare.
Una questione di sguardo e cultura
Lavorare con la logica della catena degli eventi significa superare la logica lineare dell’azione/risultato. Significa muoversi dentro una visione sistemica, più attenta al contesto e ai processi, che considera ogni azione come parte di un ecosistema. Per farlo serve cultura strategica, ma anche disponibilità a farsi sorprendere. Perché spesso l’impatto più grande è quello che non avevamo messo a budget, ma che ha cambiato qualcosa per davvero.
Nella tua organizzazione, avete mai seguito il filo degli effetti generati per capire dove vi ha portati davvero?