Siamo arrivati a Sant’Ambrogio e all’Immacolata. Gli alberi, come vuole la tradizione, si accendono in queste giornate e il tempo scorre, veloce, verso il 25.

Dicembre non perdona. È il mese in cui si raccolgono grandi frutti, ma si perde facilmente attenzione. È il mese in cui tutti comunicano, tutti pubblicano, tutti chiedono. Per questo la nostra grande responsabilità in questi giorni non è “fare di più”, ma restare riconoscibili. Non è cercare un colpo di teatro, ma tenere accesa la relazione fino alla settimana dell’appello principale, quello natalizio, quando il ritmo della campagna deve raggiungere il suo punto più alto.

Siamo al 9° appuntamento del nostro percorso Verso il Natale. Ora entriamo nella fase in cui la continuità pesa quanto la creatività.

I donatori — attivi, nuovi o potenziali — hanno bisogno di tre cose prima dell’appello decisivo:

  • contesto, per ricordare perché la campagna esiste;

  • rassicurazione, per vedere che il progetto sta avanzando davvero;

  • prossimità, per sentire che la loro presenza è attesa e non scontata.

Seconda settimana di dicembre: cosa pubblicare ora

Il tempo è poco e le energie anche. Serve un piano che stia dentro ciò che è possibile fare, non dentro ciò che sarebbe ideale.
Ecco una traccia essenziale per chi ha risorse limitate ma vuole mantenere la continuità.

  1. Una storia nuova, ma breve. Niente raccolti lunghi. Serve un frammento, un volto, un dettaglio che riaccenda l’attenzione. Poche righe, e un’immagine che coinvolga.

La domanda guida resta: “Perché dovrei fermarmi qui, oggi, ed ascoltarti?”

  1. Un segnale d’avanzamento. Mostrare i progressi non è marketing: è fiducia. Anche un numero piccolo può generare un effetto potente se comunicato con cura: “Abbiamo raggiunto in parte l’obiettivo che ci siamo proposti.”; “Le prime 15 famiglie hanno ricevuto il kit previsto.”; “Abbiamo aperto la prima attività del progetto.” Il donatore non chiede perfezione. Chiede che gli vengano raccontate come stanno veramente le cose.

  2. Una prova di impatto, concreta e comprensibile. I risultati devono essere leggibili da chiunque, senza spiegazioni tecniche. Una frase come: “Grazie ai primi contributi abbiamo potuto garantire una settimana di supporto a chi ne aveva bisogno.” parla più di una tabella perfetta.

  3. Un gesto di cura, non di richiesta.  Dicembre permette anche messaggi senza call to action. Un pensiero di riconoscenza, una citazione del team, un dietro le quinte.

La relazione si nutre anche di ciò che non chiede.

Il ritmo: né troppo, né troppo poco

Dicembre ha un equilibrio fragile. Troppi contenuti generano saturazione. Troppo pochi fanno scomparire la campagna. Il cuore della campagna arriva intorno al 12–15 dicembre. Per arrivarci pronti, servono due accorgimenti:

  1. Annunciare senza chiedere. Una frase semplice: “Tra pochi giorni vi racconteremo perché il vostro aiuto sarà decisivo.” prepara l’ascolto e apre lo spazio per la richiesta successiva.
  2. Creare una piccola attesa narrativa. Anticipare un testimone, una testimonianza, un risultato. Quel “torna domani, c’è qualcosa che vogliamo mostrarti”.

Il fundraising non vive di effetti speciali, ma di continuità emotiva.

Gli errori da evitare ora sono 3 e presto detti:

  • Cambiare strategia a metà strada: la coerenza batte il colpo di scena.

  • Pubblicare senza ritmo: due settimane di silenzio equivalgono a ricominciare da zero.

  • Alzare il volume fuori tempo: la richiesta forte arriva dopo che la relazione è stata scaldata, non prima.

Perché il rischio più grande, ora, non è essere troppo deboli. È essere incoerenti.

In questa fase, più della tecnica conta il posizionamento umano. I donatori ricordano come li facciamo sentire. Ricordano la cura. Ricordano la voce che li accompagna mentre intorno tutto parla di acquisti, offerte, urgenze che niente hanno a che vedere con il dono.

La prossima settimana entreremo nel momento più delicato e penultimo del percorso: come costruire l’appello intorno al 20 dicembre, quello che deve essere chiaro, diretto e commisurato alle possibilità dell’ente.

È la settimana in cui le parole contano di più. E in cui si vede chi ha davvero saputo costruire una relazione nelle settimane precedenti. Ci leggiamo domenica.

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