Ho dato sempre una grande importanza al lavoro sull’identità. Torno a riflettere su questo tema su cui spendo una buona parte del tempo nelle fasi iniziali del mio lavoro di audit e formazione all’interno delle organizzazioni. E questo avviene quasi sempre prima di immergermi nelle azioni e nelle strategie di raccolta fondi.

Mi rendo conto che possa sembrare un argomento che allontana dagli obiettivi più pratici ma è esattamente il contrario.

Riflettere su missione, visione e valori è necessario e propedeutico a qualsiasi azione di fundraising. Sono aspetti su cui è opportuno spendere un po’ di tempo e su cui tutte le leve organizzative devono pronunciarsi, a partire dall’organo di governo, sia in fase iniziale (di costituzione o di analisi) che di quando in quando con lo scopo di riallineare le persone all’obiettivo comune dal quale può succedere di allontanarsi.

Un percepito interno integro è essenziale perché si possano raccogliere fondi. Ma la domanda è: quanto è integro e comune questo percepito?

Di visione abbiamo già avuto modo di parlare e ti invito ad approfondire qui. Il tema che oggi desidero invece affrontare è legato all’individuazione dei valori che, diversamente, tendiamo a liquidare con molta facilità in quattro e quattr’otto (quando trattato, si badi), ma che invece è essenziale nella costruzione di un flusso di comunicazione dell’organizzazione coerente e, si spera, opportunamente percepito e compreso.

Ma cosa sono i valori? Treccani recita così:

Dal punto di vista dei comportamenti sociali, si tende a considerare come valore ogni condizione o stato che l’individuo o, più spesso, una collettività reputa desiderabile, attribuendogli in genere significato e importanza particolari e assumendolo a criterio di valutazione di azioni e comportamenti (fonte).

Ci rendiamo dunque conto di quanto i valori siano importanti? Essi definiscono la nostra personalità. Come tali devono condizionare il nostro modo di comunicare, chi siamo e cosa facciamo, in modo inconfutabile.

L’individuazione dei valori non è affatto cosa banale: esistono infatti valori di facciata e valori profondi. Dobbiamo riuscire a individuare i secondi mantenendo i primi sullo sfondo perché, questi ultimi, ci appartengono solo in apparenza: essi sono la facciata dello status quo ma non ci riguardano davvero. Ci omologano e rendono indistinti.

La distintività, diversamente, è quella cosa che ci fa preferire ad altri pur a parità di condizioni.

Quali sono dunque i nostri valori? In rete ho trovato un elenco di 114 valori personali che possiamo riportare serenamente alle nostre organizzazioni e su cui ti chiedo, più sotto, di provare a interrogarti. Eccolo:

Ora facciamo insieme un esercizio molto semplice: di queste 114 caratteristiche, scegline 3 massimo che ti rappresentino. Occhio però perché la valutazione delle priorità è un lavoro che richiederà gran tempo e non può essere svolto da soli, sulla propria scrivania: deve essere un’analisi di concerto, che presupponga del tempo dedicato.

L’individuazione dei valori caratterizza l’ente. Da qui, il tono di voce e lo stile di comunicazione da adottare e che verranno poi declinati nei diversi strumenti, oltre ai comportamenti che il tuo Ente sceglierà di assumere nelle questione di cui, man mano, si occuperà.

Insomma, spendere un po’ di tempo sull’analisi del sé, sui valori, sulla visione oltre che sulle azioni pratiche della missione, permetterà alla tua organizzazione di distinguersi dalle altre, massimizzando i risultati ottenuti.

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