
Mentre fervono i preparativi per le prossime festività natalizie, nel fundraising ci troviamo nel punto esatto in cui ancora in molti non hanno donato e decideranno se e a chi giusto in questi giorni. L’appello finale è sempre più vicino.
Questo decimo passaggio del nostro percorso Verso il Natale è dedicato proprio a questa soglia. Siamo nel momento esatto in cui si decide la qualità della risposta che arriverà dopo.
A metà dicembre, abbiamo la forte tentazione di accelerare e spingere: per ansia, perché la nostra campagna non dà ancora l’esito sperato, perché i giorni che ci restano sono pochi. Per paura di perdere il treno.
È tutto vero: i giorni sono pochi, ma non è detto che i giochi siano fatti. Il problema non è la richiesta in sé. Il problema è come ci si arriva. Il donatore, in questa fase, non sta aspettando di essere convinto. Sta verificando se può fidarsi o può fidarsi ancora.
Ecco cosa devi fare ora: esserci. Punto. Ed esserci in modo misurato. Essere presenti significa continuare a raccontare senza ancora chiedere o farlo con gentilezza. Significa dare segnali di vita, di lavoro, di realtà.
Alcuni esempi concreti:
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Un aggiornamento su dove si è arrivati.
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Una storia che racconta cosa si sta facendo.
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Un frammento di quotidianità dell’ente: un gesto, una scelta, una difficoltà, una testimonianza.
La coerenza è la vera forma di rispetto
In questa fase tutto parla, anche ciò che non si dice. Un cambio improvviso di tono, ad esempio. Un linguaggio più aggressivo, un’estetica completamente diversa da quella usata finora: sono segnali di allarme per chi legge. Il donatore non pensa “stanno cambiando strategia”. Pensa “non so più bene chi ho davanti”.
Prova a seguire questo semplice consiglio:
Meglio fare meno contenuti, ma riconoscibili. Meglio dire una cosa sola, ma vera. Meglio restare fedeli alle scelte prese quando i tempi erano calmi, che inseguire l’urgenza.
Questo tempo potrebbe non portare risultati immediati in termini di individui. Ed è proprio per questo che è così difficile da comprendere. Non ci sono numeri che salgono. Non c’è la gratificazione della conversione. C’è solo una relazione che si consolida, oppure no. Ma è qui che si decide se l’appello finale verrà percepito come una richiesta legittima o l’ennesima intrusione. Ed è qui che si decidono le sorti del donatore.
In conclusione…
il tempo della soglia è un tempo scomodo. Chi attraversa bene questa fase arriva all’appello finale con una comunità più pronta e disponibile.
Nel prossimo articolo entreremo nel momento dell’appello vero e proprio: come formulare una richiesta chiara, sostenibile e coerente con tutto ciò che è stato costruito prima. Perché chiedere bene non è una tecnica. È la conseguenza di tutto il lavoro fatto prima.


