A volte mi sorprende ancora constatare che molte organizzazioni non profit non abbiano mai sentito parlare di fundraising. Strano, mi dico. Dopo oltre 20 anni di esperienza nella formazione e nell’affiancamento degli enti, per me è diventato naturale darlo per scontato, ma scontato non è. È così che, anche le cose che ritengo più banali o, meglio, più semplici, diventano complesse, quasi muri invalicabili per molti.

Questa è la vera sfida:

rendere accessibili concetti che, sebbene essenziali, risultano apparentemente ostici per chi sta muovendo i primi passi in quest’ambito. Così, cerco di far comprendere che, in realtà, le cose sono più semplici di come appaiono.

Più semplici, non facili naturalmente, ma certamente più semplici se si adottano la giusta prospettiva e un approccio graduale. Basta fare un passo alla volta per capire che, a un certo punto, “il più è fatto”.

Proprio pochi giorni fa, durante la presentazione di un percorso formativo di cui sono docente, alcune persone presenti, impegnate nella fase di startup organizzativo, mi hanno espresso le loro preoccupazioni.

“Preferiamo concentrarci su altro per ora, la raccolta fondi e la comunicazione non sono una priorità,” dicevano. “Ci occuperemo di questi aspetti in un secondo momento.”

Questo genere di risposte, sebbene comprensibile, mi lascia ogni volta un po’ spiazzata. Il fundraising, come la comunicazione, non dovrebbe mai essere relegato in secondo piano, soprattutto all’inizio di un nuovo progetto. Pensare di poter rimandare queste attività a un futuro indefinito significa perdere opportunità preziose che potrebbero fare la differenza tra il successo e il fallimento di un’iniziativa.

Il Fundraising: non solo una questione di soldi

Il fundraising non è solo una questione di soldi, è piuttosto un modo per costruire relazioni, raccontare la storia della propria organizzazione e coinvolgere persone e comunità nella propria missione. Nel mio lavoro quotidiano con le organizzazioni, mi accorgo che una delle maggiori difficoltà è proprio cambiare il paradigma con cui si guarda alla raccolta fondi.

Le risorse economiche sono importanti, certo, ma il vero potenziale del fundraising risiede nella sua capacità di creare un network di sostenitori, di ambasciatori che credono nella causa e che vogliono contribuire attivamente al suo sviluppo. Rinviare l’avvio di un piano di fundraising significa anche perdere tempo nel costruire questo tipo di relazioni, che spesso richiedono anni per svilupparsi.

Poi c’è l’idea comune, sebbene in parte vera, che fare fundraising costi: ripeto, è vero, ma aggiungerei un “dipende”. Noi fundraiser siamo soliti affermare che:

con il fundraising si abbiano investimenti certi dai ricavi incerti.

Vero, basta però fare il passo secondo gamba ed evitare azzardi che possano compromettere la stabilità dell’attività, ma qualcosa va fatto perché, mi piace dire:

con la buona volontà si fanno grandi passi avanti, ma per costruire gli ospedali ci vogliono i solidi. E tempo, aggiungerei. E tanto.

Spesso, le iniziative più efficaci sono quelle semplici, ma ben pensate. E questo è il punto su cui insisto sempre: un passo alla volta, senza lasciarsi spaventare dalla mole di lavoro o dalla complessità percepita. Occorre ricordare che il fundraising è un approccio alla raccolta fondi in cui quest’ultima è conseguenza delle buone azioni che si svolgono e dà risultati crescenti al crescere dell’impegno costante e continuo che adotto. Non dunque qualcosa che si esaurisce con una singola campagna o un evento, ma è un processo che ha un inizio e si scandisce temporalmente con azioni diverse, dove centrale è la relazione virtuosa con chi crede e/o si affida a noi.

Iniziare oggi, non domani

La sostenibilità di un’organizzazione dipende dalla sua capacità di generare risorse nel tempo, e questo richiede pianificazione e strategia.

Il mio consiglio a chiunque stia iniziando un percorso nel mondo non profit è non rimandare. Il fundraising e la comunicazione devono essere parte integrante del disegno del vostro ente e prioritarie tanto quanto la missione stessa.

Non esistono “momenti giusti” per iniziare, il momento giusto è adesso. Ogni giorno che passa senza una strategia di raccolta fondi è un giorno perso in cui si potrebbero costruire opportunità che ci permettono di fare meglio ciò per cui siamo nati.

 

 

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