
Ogni anno, in primavera, il 5×1000 ritorna nel dibattito pubblico. Lo si attende con attenzione, lo si analizza con cura, si osservano i dati, si valutano le crescite e i cali, si soppesano le scelte. Quest’anno, secondo quanto riportato da Vita, le firme sono aumentate: si parla di 18 milioni di scelte, un dato che viene interpretato come segno di fiducia e partecipazione. Ma è davvero così?
Se incrociamo questo dato con un altro numero – quello dei contribuenti italiani – il quadro si fa più complesso. I contribuenti potenzialmente coinvolti nel 5×1000 sono circa 42 milioni nel 2022 (fonte). Significa che poco più del 40% ha effettuato una scelta, e che quasi 6 contribuenti su 10 non hanno indicato alcuna preferenza. Poco più di una su tre, in buona sostanza.
Ora, se osserviamo il fenomeno con lo sguardo della legge di Pareto – quella che suggerisce come, spesso, l’80% degli effetti derivi dal 20% delle cause – potremmo provare a ipotizzare che il 5×1000 abbia raggiunto un equilibrio fisiologico. Una sorta di soglia naturale. Un “tappo” difficile da superare senza un cambio di paradigma.
Ci sono infatti interi segmenti di popolazione che non scelgono. Per abitudine, per disinformazione, per disinteresse. E forse, anche per una sensazione di distanza dai meccanismi del dono mediato dallo Stato. Chi sceglie il 5×1000, spesso, lo fa con convinzione, o per legame diretto con un’organizzazione, o perché è stato accompagnato a farlo. Ma questa dinamica coinvolge una minoranza attiva. Una parte consapevole, informata, sensibile. Eppure, tutto il sistema sembra ancora rivolto a “convincere chiunque”. Con risultati, va detto, sempre più marginali.
Ma attenzione. Riconoscere questa soglia non significa rinunciare a crescere. Al contrario: lavorare per aumentare il numero delle firme è ancora oggi un obiettivo fondamentale, soprattutto alla luce di un altro dato, altrettanto rilevante e che provo a spiegare più sotto.
Il 5×1000, quindi, resta uno strumento importante, ma non può più essere pensato solo come “risultato da ottenere”. Va trattato sempre più come indicatore strategico: una cartina di tornasole della propria capacità di farsi scegliere. Della propria notorietà. Della propria riconoscibilità. Della fiducia che si è in grado di generare nel tempo.
E qui si innesta una riflessione ancora più ampia, che merita un approfondimento a sé: ancora oggi, molte organizzazioni trascurano la costruzione del senso, dell’identità narrativa, del posizionamento vero nella testa delle persone.
E allora no, non è solo questione di aumentare le firme. Non è solo una gara a chi alza di più il numero. È — e sempre più sarà — una questione di rilevanza e riconoscibilità. Perché quel 30-35% di contribuenti che sceglie è una platea preziosa, sì, ma anche sempre più affollata, sempre più contesa. Nel 2023 erano 73.000 gli enti che si dividevano il 5×1000. Oggi sono 91.000. E domani, con il completamento del passaggio delle ONLUS nel RUNTS, si passerà dalle attuali 133.000 organizzazioni iscritte al Registro a, verosimilmente, 140.000. Tutte potenzialmente ascrivibili al 5×1000. Una concorrenza crescente su uno strumento che, al contrario, ha risorse tendenzialmente fisse dato un tetto che sembra, ad oggi, intoccabile e che pare essersi stabilizzato a 525mio di euro.
Insomma: la torta resta la stessa, i commensali aumentano. Non è pessimismo, è aritmetica.
Eppure, nel 5×1000 come nel fundraising in generale, è proprio quel significato a fare la differenza. È ciò che porta una persona a fermarsi, a riconoscerti, a scegliere te tra 91.000 (oggi) e 140.000 (domani). Non perché urli più forte, ma perché sai dire meglio chi sei e perché esisti.
È la buona causa ben riconosciuta e comunicata, la buona causa che ha valore in sé perché è quel che fa e fa quel che dice, che tiene insieme il tutto: visione, fiducia, coerenza.
Dunque sì, il 5×1000 va coltivato. Va comunicato. Va accompagnato. Bisogna ancora investire nell’aumento delle firme, specie per chi è ancora piccolo, nuovo, poco conosciuto. Ma serve anche, oggi più che mai, saper leggere cosa ci dice il 5×1000 sulla nostra organizzazione. Perché dietro ogni firma, c’è una domanda a cui rispondere: “Perché proprio te?”.
E la risposta non si costruisce in primavera. Si costruisce ogni giorno, tutto l’anno.
(Se vuoi approfondire, ne ho parlato qui lo scorso anno portando elementi ulteriori che non vanno dimenticati, mentre nel 2023 provavo a descrivere quanto, ora, si sta manifestando in tutta la sua portata. E ancora non ha finito…).