Con il post della collega Marina si è sollevata una questione interessante. A distanza di giorni, la sua lettera aperta sui comportamenti autoreferenziali e poco produttivi di alcune governance nonprofit risulta essere tra gli articoli più letti negli ultimi due mesi. Ciò a significare che abbiamo toccato un nervo scoperto e comune a molti.

Da fundraiser non posso che comprendere e sottoscrivere alcuni aspetti. Due in particolare e tra di loro distanti:

  • la resistenza all’investimento;
  • l’autoreferenzialità tipica di alcune realtà.

Da membro del consiglio direttivo di Assif comprendo, d’altro canto, la necessità della cautela e l’interesse verso il rischio calcolato. A maggior ragione quando in gioco ci sono i denari provenienti dai donatori. Se ci pensiamo bene, un CD offre il proprio apporto in modo volontario. A fronte di un impegno gratuito è comunque fiscalmente e spesse volte illimitatamente responsabile in caso di default. Nessuna ricompensa in caso di successo. Contestualmente, un buon consiglio deve avere una chiara comprensione dell’etica, capacità di governo e senso di responsabilità. Insomma, un compito a volte arduo.

In qualità di professionisti del fundraising, consapevoli del ruolo che ricopriamo e dell’importanza discriminante che la raccolta fondi ha nella crescita di un’organizzazione, sono dell’idea che tra i nostri compiti vi sia quello di intervenire nell’educazione e nella stimolazione del direttivo al fine di garantire la sana maturità della nostra nonprofit. Questo, naturalmente, se riteniamo che la causa valga l’impegno, se ci crediamo davvero e ci sono i margini per lavorarci.

Andiamo oltre il naturale sconforto e proviamoci per quanto possibile. Come? Ecco qualche idea:

  1. Coinvolgi i diversi membri del consiglio in qualche attività, ciascuno per le proprie specifiche competenze.
  2. Relaziona su strategie individuate e obiettivi da raggiungere in modo chiaro e puntuale.
  3. Stimola l’intervento diretto per favorire una migliore riuscita delle attività pensate.
  4. Accetta in modo benevolo i suggerimenti. Spesso un punto di vista diverso dà soluzioni inaspettate.
  5. Apprezza l’impegno di ciascun consigliere.
  6. Aggiorna periodicamente rispetto alle attività in corso.
  7. Favorisci l’interazione e il lavoro di squadra tra consiglieri.
  8. Incoraggia un atteggiamento positivo verso le strategie adottate e gli obiettivi.
  9. Ringrazia. Non dimenticare che un consigliere è un volontario che dedica una parte importante del suo tempo, libero o sottraendolo dai propri impegni professionali, all’organizzazione.

Sono suggerimenti semplici ma che possono fare la differenza nella vita di una ONP. Non è una novità: nelle dinamiche di gruppo, l’apprezzamento personale e il coinvolgimento giocano un ruolo fondamentale nel favorire la motivazione. Qualche esperienza in merito?

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