E’ possibile un parallelismo tra fundraising e pratica sportiva?

A darmi lo spunto per questo post, un bravissimo Mauro Berruto, CT della Nazionale Maschile di Pallavolo e vincitore di un Bronzo alle ultime Olimpiadi sul palco dell’ultima puntata di Se Stasera Sono Qui (10 ottobre 2012), fortunato format su La7 condotto da Teresa Mannino.

Berruto, nel parlare di sport e, in particolare, della necessità di investire sullo sport per salvaguardare e garatire miglior vita al nostro sistema di welfare, ha ripercorso – senza volerlo e con una semplicità disarmante – quelli che sono i focus su cui ogni fundraiser dovrebbe concentrare la propria attenzione per porsi, proporsi ed elaborare i progetti in modo efficace.

Racconta Berruto (estratto). Ecco perché è importante investire nello sport nel nostro Paese. Dal punto di vista economico, è una certezza. Se è vero che nel 2050 quasi la metà della popolazione avrà più di 60 anni, è evidente che la richiesta di salute sarà molto più importante di oggi e oggi il nostro SSN è già messo duramente alla prova. Per difendere il nostro sistema di welfare che si fonda sul diritto alla salute come diritto costituzionale, dobbiamo pensare alla pratica sportiva (…). Ma per fare questo è necessario un balzo culturale in avanti perché lo sport sta sparendo dalla nostra cultura, dalle nostre scuole. (…) Dal punto di vista emozionale, lo sport può diventare capolavoro, come l’arte. (…) La differenza la fa la passione. (Il cuore, ndr) (…).

In questa brevissima sbobinatura, trovo i 5 elementi che costituiscono le fondamenta di un piano di lavoro efficace e su cui, personalmente, costruisco le mie strategie di raccolta fondi. Ve li ripropongo qui di seguito.

Dato un progetto / un bisogno, occorre:

  1. ANALIZZARE IL CONTESTO DI PARTENZA
  2. INDIVIDUARE L’OBIETTIVO REALE
  3. COGLIERE IL SUCCO DELL’INTERESSE ALL’INVESTIMENTO
  4. PENSARE ALL’IMPATTO EMOZIONALE DERIVANTE
  5. PENSARE ALL’IMPATTO ECONOMICO CONSEGUENTE

Attraverso l’analisi e la risposta a questi cinque aspetti, è possibile stendere un progetto che funziona. Ma c’è di più. Berruto si chiede se è possibile parlare di eccellenza e se è possibile pensarla come se fosse una formula matematica.

Ecco cosa propone:

ECCELLENZA = (CAPACITA’ TECNICHE X CAPACITA’ EMOZIONALI) / METODO

Ed ecco spiegata la relazione:

L’eccellenza, nello sport come in tutte le attività che prevedano una certa dose di disciplina miscelata a un po’ di creatività, è data dalle capacità tecniche messe in campo. La tecnica è tuttavia condizione necessaria ma non sufficiente. Perché si parli di eccellenza, è necessario che tali abilità vengano moltiplicate per le capacità emozionali proprie che, per loro natura, sono allenabili. Il prodotto derivante va rapportato al metodo: più quest’ultimo è semplice (e si avvicina all’unità), più il risultato della formula è grande. E il metodo, secondo Berruto, si riassume in una sola parola: atteggiamento.

Condivido. Raggiungere l’eccellenza è quindi possibile o è forse un’utopia?

Scrive Eduardo Galeano, noto giornalista, scrittore e saggista uruguaiano:

L’utopia è come l’orizzonte. Cammino due passi e si allontana due passi. Cammino dieci passi e si allontana dieci passi. L’orizzonte è irraggiungibile. E allora a cosa serve l’utopia? Serve per continuare a camminare (Finestra sull’utopia).

Di strada da fare ce n’è. Di tempo ne abbiamo. E anche forza di volontà. Non è così? ;)

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