Salvo proroghe dell’ultima ora, sempre possibili nell’incertezza in cui viviamo, il 21 aprile 2021 verrà attivata la piattaforma per l’iscrizione al Registro Unico del Terzo Settore (RUNTS). Entro il 30 giugno gli ETS tenuti a farlo[1] dovranno allegare alla richiesta di iscrizione – insieme ad altra documentazione – anche il Bilancio Sociale 2020, peraltro redatto nel rispetto delle relative Linee Guida ministeriali.

In questa complessità, ci accompagna Christian Elevati, fondatore di Mapping Change e docente alla Fundraising Academy, suggerendoci qual è la strada migliore da percorrere ora come ora. Buona lettura.


Una bella sfida, soprattutto per chi si avvicina per la prima volta a un vero e proprio Bilancio Sociale, avendo alle spalle, se va bene, dei report annuali di varia natura più o meno strutturati (a seconda della propria forma giuridica e dei Registri di appartenenza).

Le Linee Guida Ministeriali invitano a evidenziare nella Nota Metodologica del Bilancio Sociale “eventuali standard di rendicontazione utilizzati” e chiariscono ulteriormente quanto segue:

Standard specifici di settore potranno essere elaborati e promossi ad opera delle reti associative di cui all’art. 41 del Codice del Terzo settore. In ogni caso l’ente deve dichiarare nella nota metodologica se è stato adottato uno standard di rendicontazione sociale e, in tal caso, quale sia e quale sia il livello di conformità con tale standard.

Ora, che io sappia, al di là di alcune proposte e sperimentazioni, non esistono a oggi standard elaborati e promossi dalle reti associative, soluzione che a mio parere sarebbe quella ideale per tutti. Perché? Perché oggi ci troviamo davanti al “mercato degli standard di certificazione” dei Bilanci Sociali, con proposte che presentano vari livelli di dettaglio, professionalità, economicità, flessibilità, ricchezza di ambiti coperti ecc. Per un ETS è veramente difficile orientarsi in questo universo di possibilità, soprattutto il primo anno di elaborazione di un Bilancio Sociale, peraltro con la prospettiva – non remota – di dover cambiare standard di rendicontazione l’anno successivo. Considerate anche che, a dirla tutta, non sappiamo veramente che mondo avremo di fronte post pandemia (anche se alcuni segnali parlano già molto chiaro…).

Perché gli standard di rendicontazione sociale sono – o meglio saranno – importanti? Perché un giorno (siamo ancora lontani) consentiranno di fare comparazioni molto utili:

  • potrò misurare negli anni sugli stessi indicatori l’evoluzione della mia organizzazione nel tempo;
  • se adottati da tutti gli ETS simili al mio (per dimensioni, bilancio, aree di intervento ecc.):
    • potrò più agevolmente fare confronti con gli altri e identificare eventuali aree di miglioramento o buone pratiche;
    • si potrebbero strappare condizioni economiche favorevoli a soggetti certificatori esterni se il “general contractor” è la rete associativa e non il singolo ETS.

Ma oggi, entro il 30 giugno 2021, come sopravvivere agli standard di rendicontazione sociale? 3 riflessioni che spero vi possano aiutare a trovare un po’ di serenità:

  1. Le Linee Guida parlano esplicitamente di segnalare “eventuali” standard di rendicontazione; se non ci sono, quindi, non è un problema, il Bilancio va bene lo stesso per l’iscrizione al RUNTS (purché rispetti le Linee Guida); in sintesi, questo primo anno (e i prossimi) possiamo anche fare a meno degli standard di rendicontazione, in attesa che il panorama complessivo si chiarisca;
  2. Pensare agli standard di rendicontazione del Bilancio Sociale PRIMA di avere strutturato un sistema di monitoraggio e valutazione interno, legato a una strategia pluriennale e a risultati di medio lungo periodo chiari e misurabili, non ha alcun senso; se non so “cosa voglio diventare” nei prossimi anni e come mi misurerò nella mia capacità di diventarlo, gli standard decisi da enti di certificazione esterni lasciano il tempo che trovano; di più: nel momento in cui decidessi di sceglierne uno, non avrei alcun criterio per capire quale di quelli disponibili “mi si cuce meglio addosso”.
  3. Studiamoli i principali standard di rendicontazione e facciamone tesoro anche per disegnare il piano strategico dei prossimi anni, perché possono essere fonti di ispirazione su quali indicatori scegliere per misurarci (in termini di qualità della Governance, di trasparenza, di efficienza, di impatto sociale e/o ambientale generato ecc.).

Dunque, per ora aspettiamo e, nell’attesa di maggior luce sulla questione, anche da parte delle reti associative, strutturiamoci dal punto di vista organizzativo per prendere le decisioni migliori il prossimo anno.

[1] Sono gli Enti del Terzo Settore con ricavi, rendite, proventi o entrate comunque denominate superiori ad 1 milione di euro.


Christian Elevati ti aspetta per 4 ore online per il modulo IL BILANCIO SOCIALE E LE LINEE GUIDA. OLTRE IL RENDICONTO: DARE VALORE AI RISULTATI organizzato dalla Fundraising Academy il prossimo 23 aprile.

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