Come nasce l’idea alla base di una buona strategia di fundraising?

La Stagione 1, quella di Studio e Analisi (nel Principio della SSRR) secondo la suddivisione individuata in questo post, è costellata di momenti importanti, per la maggior parte vissuti al pc e tra le carte, fondamentali per la riuscita della raccolta durante l’anno.

Questi momenti, accompagnati da qualche buon caffè, sono il preludio di qualcosa di buono. E, per quanto mi riguarda, sono attimi – anche solo mentali – estremamente stimolanti dal punto di vista creativo. Momenti in cui qualsiasi supporto è buono e adatto per prendere appunti. Un tovagliolo di carta, uno scontrino, un twitt. Insomma, nel disegno strategico di lungo periodo che hai in testa, quello condiviso con il board per intenderci, una scintilla improvvisa illumina e dà nuova linfa a una serie di opportunità e di pensieri sonnecchianti per il piano di breve periodo, quello che si consumerà con l’arrivo del prossimo Natale.

Nel processo creativo, si parla appunto di illuminazione: il momento in cui un problema o un quesito lasciato in incubazione d’improvviso trova la sua soluzione. Folgorante. E tutto appare chiaro: strada, obiettivi, modi. Tutto sembra semplice oltre che possibile. Tutto è semplice oltre che possibile.

E allora scrivi e scartabelli. Digiti, calcoli, rileggi, stampi e ristampi. Ogni elemento è prezioso. Ogni pezzo diviene fondamentale per completare il puzzle.

Nel ’26, Wallas per primo parla di processo creativo nel suo libro The Art of Thought. Wallas individua 4 fasi: preparazione, incubazione, illuminazione e verifica.

  1. Preparazione: momento preliminare durante il quale l’individuo raccoglie dati, pensa in modo libero, cerca e ascolta suggerimenti, vaga con la mente.
  2. Incubazione: sta tra il periodo della preparazione e quello dell’illuminazione. Il materiale raccolto non è semplicemente introiettato, ma procede in un periodo di elaborazione, delle cui modalità il creativo ha scarsa oppure nessuna consapevolezza.
  3. Illuminazione: dove poco prima vigeva la confusione e l’oscurità, ora le soluzioni e le idee appaiono e affluiscono con chiarezza.
  4. Verifica: necessaria affinché la soluzione possa superare la valutazione critica del creativo.

Osborn, nel suo Applied Immagination del ’53, completa e perfeziona questa lista con una nuova terminologia passando da 4 a 7 punti:

  1. Orientamento: mettere a fuoco il problema.
  2. Preparazione: raccogliere i dati pertinenti.
  3. Analisi: Suddividere il materiale pertinente.
  4. Ideazione: Accumulare alternative sotto forma di idee.
  5. Incubazione: “riposare”, per favorire l’illuminazione.
  6. Sintesi: mettere assieme i pezzi.
  7. Valutazione: giudicare le idee risultanti.

Come professionista del nonprofit, mi piace e sposo il primo approccio, quello di Wallas, perché più caldo, emotivo, fisico. Il secondo, più pragmatico e distaccato, lo preferisco e lo candido a una fase successiva, quella che ha a che vedere con l’elaborazione strategica e di cui avremo modo di parlare in un secondo momento.

Un buon piano di raccolta fondi è sempre il frutto di un sano processo creativo. Questa visione conferma quanto scritto in un mio post precedente in cui definisco il professionista del fundraising un insolitamente creativo. Non credete ;) ?

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