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Nonostante l’Italia sia un Paese ricco di bellezze e ricco di offerta sia artistica che culturale, pare mancare ancora una vera attenzione allo sviluppo dell’investimento in termini di sostenibilità. La mia recente esperienza mi conferma come vi sia ancora poca consapevolezza di quanto il fundraising possa svolgere un ruolo cruciale nello sviluppo del settore e allora sono dolori, perché

non basta che il prodotto artistico sia buono perché sia sostenibile; e non vale più nemmeno che sia appunto di per sé artistico per essere sostenuto. No, non basta più.

Occorre andare oltre gli stereotipi e i luoghi comuni. Occorre guardare oltre il proprio ombelico e le proprie lagne.

Antonella Giacobbe, figura con una lunga esperienza nel fundraising in Italia e all’estero, ci spiega come.

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Un’organizzazione culturale oggi si deve misurare su tre aspetti importanti: l’aspetto economico, con l’esigenza di trovare soluzioni durature per la propria sopravvivenza e sostenibilità; l’aspetto sociale, rendendosi protagonista dell’impatto socio-economico di una comunità, il suo riconoscersi in un insieme di valori; l’aspetto simbolico, il valore intrinseco e identitario dell’arte e della cultura in una realtà in trasformazione.

Oggi, per un’organizzazione culturale, è sempre più sfidante riuscire a trovare un punto di equilibrio fra questi tre aspetti, privilegiando e valorizzando i valori e la mission propri dell’organizzazione culturale stessa.

Ma come trovare un punto di equilibrio? Non è facile.

Non si può essere del tutto idealistici e pretendere che l’aspetto economico non esista, così come non si può distorcere la cultura e l’arte verso modelli esclusivamente orientati al “business”.  Anche l’impegno sociale in fondo è solo un modo per sostenere la propria mission culturale.

Oggi, in Italia, vediamo che alcune organizzazioni hanno intrapreso un percorso di flessibilità e diversificazione delle proprie risorse e innovato le strategie di management; molte altre semplicemente fanno finta di non vedere i rapidi cambiamenti economici e socio-culturali in atto. Spesso vanno alla cieca, sperando di andare avanti per inerzia, mentre è ormai evidente che solo le organizzazioni più adattabili e resilienti potranno sopravvivere.

Il fundraising culturale, oggi in continuo cambiamento, a mio avviso, è una risorsa importante ma deve sapersi proporre come interprete del cambiamento e tenere conto di tutti e tre questi aspetti, saperli valorizzare nelle relazioni e nelle partnership, sia con gli individui che con le imprese, avere maggiore consapevolezza delle opportunità, dei valori e del contesto socio-economico e culturale in cui l’organizzazione opera, e non concentrarsi unicamente sulle competenze tecniche.

Insomma, il fundraiser oggi deve avere sia competenze tecniche che “trasversali”. Avere un ruolo strategico nell’organizzazione ed essere in grado di avere una visione d’insieme che gli permetta di “connettere” il patrimonio culturale e la mission con la comunità di riferimento.

Capire la “narrazione” e l’unicità dell’organizzazione e saperla comunicare e ridefinire in base ai diversi pubblici. Fondamentale quindi saper riconoscere il proprio ecosistema, individuare le opportunità e i rischi, saper costruire network e relazioni. Avere un approccio davvero strategico.

Saper comunicare la cultura non è scontato.

C’è una forte esigenza di trasparenza, di comunicazione dell’impatto, di nuove tecnologie e saper costruire ponti per superare una certa autoreferenzialità.

L’impegno di tutti è fondamentale, in primo luogo, dei policy-maker e delle organizzazioni, per rimettere il cittadino in confidenza con il patrimonio culturale, ricostruire l’orgoglio e il senso di appartenenza e sviluppare la cultura del fundraising.

Ci sarà bisogno davvero di tanta energia, di tanta formazione e competenza e… di tempo.

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Antonella GiacobbeGuest post. Txs to Antonella Giacobbe. Oltre 20 anni di esperienza nel fundraising, proveniente dal profit (Saatchi&Saatchi), soprattutto in organizzazioni umanitarie e internazionali come Greenpeace Italia, Medici Senza Frontiere – che ha seguito per 15 anni, come co-fondatrice della sezione italiana e come Head of Fundraising –  e, infine, in Oxfam Italia come Direttore della Comunicazione e del Fundraising. Dal 2014, seguendo una propria passione, si occupa specificamente di fundraising nel settore culturale, collaborando, come consulente senior, con organizzazioni e fondazioni tra cui la Fondazione Scuola Musica di Fiesole Onlus. Già Vice Presidente di Assif, è attualmente membro del Consiglio Direttivo e del Comitato Scientifico di EUconsult Italia.

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Fundraising culturale. Vivere d’arte e cultura è possibile, quando è sostenibile

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