Certo che noi fundraiser non ci facciamo mancare proprio nulla! Lo dico con un po’ di amarezza e una punta di ironia.

Ho letto con molto interesse il post di Paolo Ferrara su Repubblica.it a proposito dell’uso incondizionato degli SMS solidali. Letto e riletto più volte a dire il vero. Ho liquidato il mio pensiero con “bel post!” sul suo profilo, rimandando a un secondo momento l’impegno a scriverne un po’ di più. Condivido le argomentazioni del collega che puntano i riflettori su alcuni aspetti importanti e paradossali del sistema di promozione della raccolta fondi in Italia. Ma da professionista non posso che rimanere colpita dai toni di disappunto crescenti verso il Settore, soprattutto se provenienti dall’interno. Il post di Ferrara non è che l’ultimo di una serie di affondi che il nonprofit sta ricevendo.

In particolare, ci sono alcuni aspetti su cui penso valga la pena riflettere e su cui fare un po’ di ordine. In modo allargato naturalmente.

STRUMENTI DI RACCOLTA

Spot tv, SMS solidali e Face to Face hanno una cosa in comune: sono strumenti. Come tali, non sono colpevoli di nulla. Colpevole è chi un cattivo uso ne fa. Ci vuole molta forza (contrattuale) e coerenza (interna) per assumersi il rischio di bandire i compromessi e per cambiare le cose. Ma deve partire da noi. Non possiamo aspettarci che qualcuno lo faccia al posto nostro. A che pro poi? Solo noi, professionisti e organizzazioni, conosciamo (o dovremmo conoscere) esattamente quali sono le variabili etiche e deontologiche che ci animano. E’ facile demonizzare. Più difficile responsabilizzare e responsabilizzarsi. O forse meno comodo.

DONAZIONI SPOT

Davvero pensiamo che la donazione one shot stia via via andando a sostituire altre modalità di dono? O non è verosimilmente più credibile pensare che, diversamente, abbia avvicinato al dono una platea altrimenti indifferente? Detto in altri termini: un donatore abituale dona comunque. Se può, dona più volte. Anche con modalità diverse. In modo complementare e non alternativo. Allo stesso modo, la donazione da SMS non è da considerare preludio di una donazione seriale. Di certo non getta le basi per l’educazione al dono e la crescita di un donatore in erba.

FIDELIZZAZIONE

Ad ogni costo. Sempre e comunque. E perché!? Da fundraiser di una piccola/media organizzazione dico che mi sta bene anche la donazione compulsiva se questa è strumentale agli obiettivi di impresa (sociale). Non la “schifo”, per parafrasare il buon Paolo Villaggio. Parte della mia abilità di professionista della raccolta fondi sta nel comprendere e accettare che non tutto è incasellabile. Alcuni aspetti della mia attività saranno circostanziati e contestualizzati. I risultati, figli del momento. A questi delego una percentuale a cui magari do il nome che non amo ma che rende bene l’idea: “beneficenza”. Il resto è relazione, il core-business dell’attività del fundraiser, su cui costruire le strategie che conosciamo bene.

INNOVAZIONE

Innovare. Innovare. Innovare. Non si sente parlare d’altro ultimamente. Peccato che poi le piccole organizzazioni non abbiamo nemmeno un pc. Figuriamoci un sito! Un digital divide che più che un limite è una tenaglia sull’innovazione e il futuro del Settore. Allo stesso modo, le medie ONP con buone opportunità sono combattute tra “l’essere e il fare” che limita la volontà d’azione e gli investimenti. Come se i due aspetti fossero tra loro contrapposti.

PER CONCLUDERE

No, io non ne ho le tasche piene.

Di paradosso in paradosso, mi chiedo fino a che punto ci giovino autolesionismo e incoerenza. Non mi piace liquidare con l’epiteto “all’italiana” lo stato dell’arte in cui versa il nonprofit in generale e, in modo particolare, l’attività di fundraising. Penso semplicemente che siamo all’anno zero di un sistema via via più maturo e florido. Stiamo gettando ora le basi del Terzo Settore che vogliamo: più professionale e capace di muoversi sul Mercato. Produttivo. Efficace ed efficiente.

Ma da fuori nessuno ci può dare una soluzione. Ognuno la strada la trova da sé e ognuno deve fare il proprio, secondo le proprie competenze e opportunità. I grandi facciano i grandi e diano il buon esempio. I medi azzardino ed escano dal guscio. I piccoli pensino a crescere.

E insieme facciano Rete. Per il bene comune!

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