Il contenuto è il re! Ma è sempre vero? Me lo chiedo nel sentire parlare Carolina Fagioli, Google partner e docente della Fundraising Academy. Sì perché la visibilità sembra farsi sempre più chimera e le regole valide fino a oggi sembrano non valere più. Carolina ci dice cosa sta per succedere e come dobbiamo affrontare il cambiamento in atto. Buona lettura.


A maggio 2020 Google ha annunciato l’introduzione di nuove metriche, pensate per valutare la qualità di un sito web: i “Web Vitals”, parametri legati alla User Experience.

L’esperienza d’uso – User Experience o, più brevemente, UX – è un aspetto fondamentale nella progettazione: che si tratti di un oggetto, di un servizio o di un sito, è necessario che chi li usa abbia un’esperienza positiva. Perché tutto funzioni al meglio, non è sufficiente raggiungere lo scopo, è necessario raggiungerlo bene.

Se l’obiettivo è sedersi, pensate alla differenza tra lo sgabello di un bar e la poltrona di un cinema: sono entrambe sedute, ma progettate per momenti diversi del quotidiano. E nessuna delle due ha una buona user experience se usata alla scrivania di un ufficio.

E se si tratta di un sito?

Il web e i suoi naviganti sono ormai abbastanza maturi da distinguere le moltissime sfaccettature dei siti web; sappiamo che a seconda delle necessità dobbiamo offrire possibilità e servizi molto diversi: l’informazione, il contatto, la prenotazione, la vendita, la donazione, e ovviamente molto altro.

Tuttavia capire cosa possiamo offrire ai nostri utenti, come essere utili, non è sufficiente poiché dobbiamo poter garantire loro una buona esperienza: ad esempio, se vogliamo fornire un supporto dovrà essere facile contattarci, se vogliamo dare informazioni dovrà essere semplice trovarle, se vogliamo avere un supporto economico dovrà essere possibile effettuare una transazione.

Queste valutazioni sono spesso soggettive, poiché ciò che è semplice per alcuni potrebbe non esserlo per altri, e diventa quindi necessario codificare delle metriche comuni, dei “parametri vitali” legati alla fruizione di un sito web.

Se i “Web Vitals” sono gli indicatori identificati da Google per valutare la user experience di un sito, i “Core Web Vitals” sono i più importanti tra questi.

Da maggio 2021 i Core Web Vitals saranno inclusi tra i fattori di ranking, cioè i valori che Google considera rilevanti nel valutare il posizionamento di un sito nella pagina dei risultati del motore di ricerca.

Questo perché l’indicizzazione del nostro sito nel motore di ricerca è strettamente legata alla soddisfazione degli utenti che lo fruiscono: un sito efficace avrà migliori possibilità di ottenere un buon posizionamento.

Quali sono i Core Web Vitals?
Anche se appaiono come oscuri tecnicismi, sono in realtà aspetti a cui ognuno di noi presta attenzione durante la navigazione di un sito.

  • Velocità di caricamento percepita, LCP (Largest Contentful Paint): è la velocità di caricamento dell’elemento più grande tra quelli visibili sullo schermo, l’oggetto che impatta maggiormente sulla fruizione del contenuto di una pagina.
  • Tempo necessario prima che l’utente possa interagire, FID (First Input Delay): è il tempo che trascorre prima che il browser risponda a un’azione, per esempio il click su un collegamento.
  • Stabilità visiva del layout, CLS (Cumulative Layout Shift): è lo spostamento improvviso degli elementi visibili, che spesso si verifica durante il caricamento di una pagina, per adattare gli elementi alle dimensioni dei diversi display.

Come misurarli?

Google mette a disposizione diversi strumenti, tra cui Page Speed Insights: questo tool si basa sui dati raccolti durante la fruizione della pagina esaminata (non dell’intero sito!) da parte degli utenti che navigano tramite Google Chrome; a seguito della valutazione vengono fornite indicazioni abbastanza dettagliate sui problemi rilevati.

Come intervenire?

Quando incontriamo una scarsa attenzione verso questi aspetti, noi per primi – da fruitori – ne siamo infastiditi, lo eravamo ancor prima di conoscere l’esistenza di questi parametri: come spesso accade, mettersi nei panni degli utenti è il modo migliore per capire le criticità di quella che dovrebbe essere la nostra presenza online più importante.

La maggior parte dei siti web non è pronta a questo cambio di passo nell’indicizzazione: le aree più problematiche sono la velocità di caricamento e la stabilità degli elementi che compongono il layout, sono quindi questi gli aspetti sui quali concentrarsi maggiormente.

Cosa succederà?

Questo tipo di metriche evolverà con il tempo: abbiamo già visto in passato l’introduzione tra i fattori ranking del protocollo HTTPS, per incentivare la navigazione sicura, o del responsive design, per sollecitare la migliore fruizione da dispositivi mobili.

L’attenzione di Google alla User Experience è sempre stata importante: l’evoluzione dei dispositivi con cui fruiamo il web, da un lato, e l’ampliarsi degli strumenti disponibili nell’online dall’altro, porteranno con sé nuovi aspetti a cui prestare attenzione.

Lo scopriremo da utenti, ben prima che Google introduca nuovi parametri, e in quel momento dovremo correggere le criticità.

L’attenzione verso i nostri utenti dev’essere sempre l’aspetto più rilevante: i nostri siti sono – o dovrebbero essere – pensati per loro.

(Hai perso la diretta? Guarda ora il FreeEvent del 4 marzo 2021).


Carolina Fagioli è titolari del modulo di 6 ore online GOOGLE PER IL NONPROFIT: GOOGLE GRANTS E ANALYTICS organizzato dalla Fundraising Academy i prossimi 19 e 26 marzo.

GOOGLE PER IL NONPROFIT: GOOGLE GRANTS E ANALYTICS

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