Non mi piace neanche un po’ il messaggio colpevolista che emerge, a muso duro, dallo spot televisivo della campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi realizzata da CBM Italia on air in questi giorni. Credo ci sia un limite, seppur convenzionale, oltre il quale è chiesto di non andare, almeno a noi che ci occupiamo di comunicazione sociale.

Qui, questo tabù penso sia stato oltrepassato. Lo spot è straordinario. La fotografia è splendida. Il messaggio è chiaro. Idem il call to action. I testimonial di spicco. Per non parlare della ONG, dei suoi obiettivi e della sua reputazione. Tutto è convincente.

Così mi chiedo e vi chiedo: c’era davvero bisogno della chicca morale sul finale?

Attenzione: non sono bigotta. Mi sento solo un pochino offesa.

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