A young businesswoman is sitting in front of a chess board and thinking staring at the figure, holding hands on her head.

Cambiamo la testa. Quando pensiamo al fundraising, dobbiamo pensarlo in modo integrato.

Allo stesso tempo, dobbiamo noi stessi pensarci integrati in un corpo molto più articolato della raccolta fondi in sé.

Il nostro deve essere un approccio multidimensionale. Se agiamo come singoli, o a compartimenti stagni, siamo perdenti perché non siamo efficaci e nemmeno efficienti.

Nascendo come fundraiser in seno a organizzazioni nascenti, destrutturate o affatto strutturate, ancora con maggiore forza torno a pensare che l’idea del fundraising integrato che promuovo con così tanta forza sia la scelta ottimale per le tante organizzazioni che vogliono provare a organizzare la raccolta fondi e avviarne lo startup.

Tolte coloro che hanno gà assunto forme aziendalistiche in un’ottica organizzativa, il fundraising va declinato come approccio strategico che non può slegarsi da altri temi quali la comunicazione, il marketing, la lettura di un bilancio, la stesura di un progetto, la comprensione delle implicazioni in merito alla gestione della privacy, la valutazione, la grafica.

Questo approccio prevede figure trasversali e curiose, non per forza multicompetenti ma piuttosto pronte a mettersi in gioco e vogliose di investire sulla propria preparazione.

So perfettamente che tutto questo costa fatica ma è una fatica premiante, parlo per l’esperienza raccolta in questi 28 anni (già, 28!) di lavoro.

Lo dico senza presunzione o l’interesse di salire in cattedra: la nostra professione premierà coloro che saranno capaci di mettersi in discussione, con l’umiltà di sapere di non sapere, nella consapevolezza che tutti, me compresa, hanno sempre qualcosa da imparare senza dirsi o darsi per arrivati.

Di ritorno da Firenze, all’indomani dell’incontro di EuConsult Italia, rifletto su questo semplice – ma mica tanto banale – pensiero. E allor riprendo il virgolettato più sopra:

Se agiamo come singoli, o a compartimenti stagni, siamo perdenti perché non siamo efficaci e nemmeno efficienti.

Un pensiero di Fabio Lenzi, Iris Network, che condivido in pieno.

Ricarico le batterie, riavvolgo il nastro, pigio il tasto play e procedo con maggiore sicurezza il cammino, nella rinnovata certezza che il mio modo di approcciarmi fundraising, nell’affiancamento organizzativo come nella formazione, magari un po’ più olistico – ovvero oltre la risoluzione del problema “qui e ora” -, possa provocare davvero il cambiamento che auspico e a cui tendo.

Perché il Terzo Settore è sempre più risorsa produttiva nella quale investire. E il fundraising, la sua linfa.

***

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