vita2011Domani, con molta probabilità, usciranno le candidature per la nuova Assif.

Ho letto con estremo interesse il post del collega Raffaele Picilli. Ci siamo trovati più volte a discutere su cosa avremmo voluto, su cosa si sarebbe dovuto fare, su come avremmo potuto porci. Da consiglieri del direttivo, da professionisti e da amici. Condivido e mi ritrovo nelle sue parole.

Mi ritrovo anche in quanto Daniela Motti, Simona Biancu e Massimo Coen Cagli scrivono in calce. Parlano di coesione, di rappresentatività e rappresentanza politica.

Scrivo non per polemica. Francamente non sono interessata a farne. O non più almeno. Scrivo invece per rispondere a quanti mi hanno chiesto se mi sarei ricandidata, dando loro in anticipo la mia risposta: no, non lo farò. La mia avventura in Assif finisce qui. Almeno per il momento.

Ho conosciuto persone splendide e professionisti seri e preparati. All’interno del consiglio non sono mancati momenti di aspro confronto ma, allo stesso tempo, abbiamo avuto momenti altri di serio e costruttivo lavoro. Con alcuni di loro, si sono costruite intese che proseguiranno al di là di questa esperienza. Con altri, rimane il rispetto ma tendenzialmente una visione diversa su azioni e obiettivi. Con tutti, e per onestà intellettuale, si è cercato di fare un lavoro con prospettive che hanno fatto i conti con quanto era possibile fare. Alcune volte per scelta, altre per necessità, altre per stati di fatto.

Per quel che mi riguarda, il motivo per cui nel 2011 mi ero candidata era uno soltanto: il riconoscimento della professione. Se non professionale, almeno reputazionale e di notorietà. Nei confronti di Onp, enti pubblici e stakeholder in genere. Questo l’obiettivo. E l’ambizione personale con la volontà di essere tra i protagonisti che avrebbero fatto la differenza. Così non è stato purtroppo. Solo pochi mesi dopo, con l’assemblea del 2012 la grande svolta: l’apertura al mondo del volontariato che, pur comprensibile nelle motivazioni, ha appiattito, di fatto, il profilo del professionista verso il basso. Svilendo, a mio modo di vedere, l’investimento che il singolo fa su se stesso nell’accrescere la propria qualifica e, allo stesso tempo, dequalificandone il ruolo all’interno dell’Onp stessa.

Questa scelta ha posto l’Assif in una situazione ibrida con un potere contrattuale praticamente nullo. Né carne, né pesce. Se l’obiettivo era quello delle maggiori iscrizioni, be’ signori, le carte parlano. Quando vuoi rappresentare tutti, finisci con il non rappresentare nessuno. Qui, la responsabilità è allargata. Il Consiglio non poteva che prendere atto.

Quindi, a chi si ricandiderà, i miei più sinceri auguri affinché riescano in quanto non è stato possibile. A chi si candiderà la prima volta, l’augurio che rimanga vivo il mordente e l’entusiasmo. A tutti, l’invito, se possibile, a ripartire da qui. Ponendo rimedio a questo grande abbaglio di democrazia allargata che ha finito con il minare l’identità dell’Assif nelle sue fondamenta, creando confusione e mettendo in discussione gli obiettivi proposti. Chi siamo, cosa facciamo e cosa vogliamo, per intenderci. Di fatto, mettendo in discussione i princìpi di misurabilità e chiarezza che ci diamo sempre nello svogere il nostro lavoro nel quotidiano all’interno delle nostre organizzazioni.

Sembra che sia giunto per me il periodo degli addii, o degli arrivederci (che preferisco, perché viviamo a cicli e tutto torna, presto o tardi). Ma in questo momento, so che posso dare e fare di più per i fundraiser e per il fundraising stando fuori. Portando la mia voce e le mie parole con i mezzi che ho a disposizione e nei tanti progetti che mi frullano per la testa: i miei blog, i social, le associazioni che incontrerò e con le quali collaborerò. Senza alcun cappello. Senza pregiudizi. Mettendoci la faccia e rappresentando nessun altro se non me stessa. Forse è meglio. Faccio meno danni e faccio di sicuro molto di più. Per chi mi vorrà, io ci sono e sono pronta al confronto. Anche a cambiare idea, se le argomentazioni saranno concrete ed evidenti. Ma nessun compromesso, come mi piace agire. Come sempre.

Poi, vedremo.

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