Qualche tempo fa, un mio collega ha lanciato dalle pagine del suo blog un manifesto di interventi per lo sviluppo responsabile del Terzo Settore. Tra i punti trattati, quello che mi ha fatto riflettere maggiormente riguardava la “questione femminile” e la volontà di rilanciare il tema delle quote rosa nel nonprofit.

Ad oggi, uno dei pochi documenti esaustivi in materia è la ricerca promossa dall’Osservatorio per le Pari Opportunità dell’Auser nel corso del 2011. Tralascio, per motivi di interesse specifici, i dati relativi al volontariato a cui rimando in calce per approfondimenti, e vi riporto i risultati sull’impiego femminile retribuito nel settore o, comunque, in incarichi istituzionali dirigenziali. In particolare si legge:

(…) La presenza femminile è rilevante in termini di soci e volontarie, ma i più alti livelli di responsabilità sono ricoperti da uomini, scendendo più in basso le proporzioni cambiano. Una maggior presenza femminile la ritroviamo ai gradini più bassi della scala gerarchica, come responsabili del personale o dello staff tecnico, negli uffici amministrativi e di segreteria. (…)

Ancora, nel 2008 uno studio della Fondazione Roma Terzo Settore rileva come la componente maschile dei Presidenti sia prevalente ovunque in Italia e in tutte le classi di età, mentre le Presidenti donne rappresentano il 35,4% del totale, pur costituendo il 51,2% dell’universo degli effettivi volontari.

Non amo il termine quote rosa. Purtroppo, però, guardandomi intorno noto che quanto rappresentato nei numeri qui riportati è realtà.

Oggi, 8 marzo, vi chiedo: a che punto siamo davvero? Come viviamo la condizione di mogli, madri e professioniste del Terzo Settore? Il nonprofit nostrano, proprio per il suo ruolo di promotore di un nuovo welfare, fino a che punto ci permette di conciliare le nostre diverse anime? Qual è la nostra esperienza specifica e qual è l’ambizione che ci anima?

Questa la mia voce: vivo un privilegio ma lotto ogni giorno per affermarmi come donna, moglie e madre e confermarmi come professionista. E’ una fatica ma non potrebbe essere diversamente. E’ nella mia natura.

E tu, cara amica?

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Scarica l’indagine quantitativa sulla questione di genere nel III settore, pdf, AUSER.

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