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Violenza verbale. Violenza psicologica. Violenza fisica. Discriminazione. Quanti sono i modi in cui è possibile ferire e fare del male a una donna?

Occorre maturare la consapevolezza che le diversità sono un valore e non devono essere una schiavitù.

Conclude così Maria Cecilia Guerra, Vice Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, nel suo videointervento in occasione della IX Conferenza Internazionale della Comunicazione Sociale – dal titolo Il valore della diversità. Verso una nuova cultura di genere – per il lancio della campagna 2013/2014 di Pubblicità Progresso. Questo l’insight:

La prima forma di discriminazione consiste nel negare che esista. Il fatto che venga identificata, riconosciuta e portata allo scoperto è la prima condizione per poterla definitivamente combattere.

In Punto su di te, claim della campagna sociale promossa da Fondazione Pubblicità Progresso e realizzata da Young&Rubicam Italia, l’agenzia prova a valorizzare la diversità di genere prefiggendosi due obiettivi specifici:

  • da un lato, una maggiore consapevolezza delle donne circa i propri diritti, le proprie aspettative e potenzialità: è questo il primo passo verso la difesa di un’identità e di un ruolo più equilibrato e complementare nella società;
  • dall’altro, la presa di coscienza da parte degli uomini sugli effetti di certi loro atteggiamenti e comportamenti, e di come questi debbano essere superati: è solo a questa condizione che le donne possono rappresentare un vero contraltare con cui misurarsi in modo equo e costruttivo per il benessere di tutta la società.

L’idea della campagna è geniale nella sua semplicità: lanciare la provocazione e aspettare, puntando sull’uso del volto per spingere alla personalizzazione. L’affissione gioca su immagini di visi di donne con un balloon all’interno del quale è presente una frase incompiuta. In alcuni poster le frasi sono state completate da ignoti con parole di dubbio gusto (diciamo così). Atti vandalici che fanno emergere non solo pregiudizi, ma atteggiamenti profondamente negativi: eventi ripresi da telecamere nascoste che poi sono diventate il corpus dello spot tv che ti invito a vedere qui di seguito.

Negli stessi giorni, Intervita Onlus pubblica la prima indagine nazionale sui costi economici e sociali della violenza contro le donne. Ecco cosa si scrive Antonietta Nembri su Vita.it:

La violenza su una donna non è un fatto privato. Non è un evento da relegare alla cronaca nera. È un fenomeno sociale. Un vulnus all’interno di una società.

Il silenzio che circonda la violenza domestica contro le donne in Italia costa quasi 17 miliardi (16.719.540 euro per la precisione) una cifra enorme che tiene conto dei costi economici (salute, farmaci, giustizia, legali, ecc.), degli effetti moltiplicatori economici (quelli legati alla mancata produttività e non solo), degli immancabili costi sociali – stimati in base a una simulazione di risarcimento danni; e, infine, del valore degli investimenti per la prevenzione che nel 2012 sono stati poco più di 6 milioni di euro. Ti invito a scaricare e leggere la ricerca completa qui.

Concludo con una riflessione del filosofo Salvatore Natoli che tocca il cuore.

Se uno guarda l’altro come sua prossimità si sente obbligato, in un modo o nell’altro, nei suoi confronti. Solo se ognuno si rende responsabile di ognuno, sarà possibile la felicità di tutti.

25novembreNella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne promossa dall’ONU, il mio augurio di donna, ma prima ancora di persona, è dire basta! A garanzia della dignità di ciascuno, uomini e donne di oggi come quelli di domani. Perché un bambino impara ciò che vede: se vede amore, crescerà nell’amore; se vede rispetto, crescerà rispettando; se vede violenza, crescerà violento. La dignità non ha sesso ma il sesso purtroppo il colore ce l’ha: glielo abbiamo dato noi. Ricordiamocelo e partiamo da qui.

Nella foto a dx (fonte): L’installazione ‘Zapatos Rojos’ dell’artista messicana Elina Chauvet a palazzo Ducale (Genova).

Fonte e atti.

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