Un anno fa circa, in occasione di un importante evento di comuncazione virale che ha mosso l’Italia tutta, e non solo, in un grande gesto di solidarietà e che ha permesso di raccogliere molti soldi, ho cominciato a interrogarmi con maggiore scrupolo sui modi in cui le organizzazioni gestiscono la relazione con chi dona. Sì perché, non è vero sempre, ma almeno in quell’occasione gli enti ai quali io personalmente ho donato si sono dimostrati poco generosi.

Delle sei realtà cui ho destinato il mio piccolo budget, solo una mi ha ringraziato: una riga in email, impersonale e freddina a dire il vero, ma almeno il grazie mi è arrivato. Dalle altre, nemmeno un segno. Peccato, mi dico. Per loro, però.

E da allora? Nulla di nulla. Il silenzio.

Da studiosa del fundraising, il mio lavoro l’ho fatto e da donatore anche. Nessuna di loro ha approfittato dell’opportunità di inserirmi nel proprio database. Nessuna di loro ha pensato di custodire e capitalizzare il mio gesto.

Mi faccio alcune domande e provo a rispondermi:

  • Troppa pressione in una volta sola ha reso difficile la gestione one to one? Può darsi, ma dopo un anno, comunque, il traffico lo hai pur smaltito;
  • Non hai il mio indirizzo? Impossibile! Ho donato con Pay Pal e almeno l’email ce l’hai;
  • La struttura non è sufficiente a garantire tutto il lavoro operativo? Può darsi ma, come sopra, dopo un anno… Forse stai crescendo rapidamente ed è giunto il momento per provare a organizzarsi. Che dici?
  • Possibile che non hai pensato di registrare dono e donatore? Non ci voglio nemmeno pensare ma forse è andata proprio così.

Da fundraiser, posso solo sognare una fortuna di tale portata. Io avrei usato ogni singolo nome, ogni singolo messaggio, ogni singolo taglio e anche di più. Un dono è un dono più volte:

  • perché ti permette di sostenere il tuo progetto;
  • perché ti permette di sostenere la tua associazione;
  • perché ti permette di chiedere di più, volendo;
  • perché ti permette di dare un senso a ciò che fai;
  • perché ti permette di crescere, se vuoi.

Qui di seguito, su sollecitazione di alcuni partecipanti al mio corso di sabato scorso, ti indico qualche idea per ringraziare un donatore: alcune sono semplici semplici, altre più innovative. Come farlo sta a te, ma fallo:

  1. Mandagli un’email o una lettera. Adeguati al mezzo che il tuo donatore usa per effettuare il dono.
  2. Se ritieni (serve, te lo assicuro), inviagli un messaggio di ringraziamento scritto a mano. Ricorda: valorizzare il suo gesto, gratica il donatore e ti fa ricordare.
  3. Gestisci accuratamente i tempi: trova tu il modo ma abitua il donatore a ricevere da parte tua sollecitazioni o ringraziamenti in tempi dati.
  4. Perché non pensare a un messaggio video dedicato? Magari di un volontario. Magari coinvolgendo un beneficiario o magari il presidente.
  5. Pensa al muro del donatore: una parete (virtuale? Reale?) che raccolga i nomi dei donatori di un progetto specifico o di uno specifico periodo.
  6. Pubblica, se ritieni e ne hai autorizzazione, il suo nome all’interno di una lista dedicata su uno strumento ad hoc (magari una volta l’anno su una newslettere dedicata o ancora sul bilancio sociale, perché no!?).
  7. Chiedigli una testimonianza (una lettera, un video, un breve messaggio) e condividila attraverso i tuoi canali di comunicazione.
  8. Fagli una telefonata, di quando in quando, in particolare nelle occasioni speciali. Come sopra, fai sentire importante il tuo donatore: non perché devi ma perché lo è.
  9. Organizza un momento dedicato esclusivamente ai tuoi donatori: un party? Una visita guidata in sede? Un viaggio nei luoghi sostenuti?
  10. Vallo a trovare!

Ringraziare è un gesto semplice che dà ritorni certi. Il donatore va rispettato. Un donatore non perdona se lo tratti male o con sufficienza. E se ti dimentichi di lui, lui si dimenticherà di te, presto o tardi. Non pensi?

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